Il prestigio della tradizione culinaria italiana e il suo impatto sul mercato asiatico: un binomio che richiama grande visibilità e successo di pubblico, così come testimoniano le affluenze alle innumerevoli attività di promozione e partnership condotte da canali istituzionali autorevoli, quali l'Istituto per il Commercio Estero, in una serie di progetti concreti di valorizzazione dell'attività di professionisti italiani in Asia.
Per quanto riguarda l'ambito enogastronomico, il prestigio del "made in Italy" è tenuto alto all'estero, ormai da alcuni anni, dall'attività di ALMA, La Scuola Internazionale di Cucina Italiana, diretta da Gualtiero Marchesi, che dopo il successo di programmi didattici esclusivi e innovativi, conseguito nella partnership con scuole americane e canadesi, grazie ad un approccio alla materia completo e ad un corpo docente altamente qualificato, da tre anni a questa parte tenta, con notevoli successi iniziali, l'accesso al mercato orientale.
Per comprendere meglio il "fenomeno cucina italiana", così come la stampa giapponese ha spesso descritto il dilagare della passione per lo studio del nostro panorama enogastronomico in Giappone, Corriere Asia viene accolto nella magnifica cornice di Palazzo Ducale a Colorno, a pochi km da Parma e sede esclusiva di ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina, dove ci viene permesso di toccare con mano la qualità del servizio formativo e professionale offerto all'ormai centinaio di studenti stranieri l'anno. Ad accoglierci il Presidente di ALMA, Albino Ivardi Ganapini, reduce dalla "trasferta promozionale" di ALMA a Pechino.
PC: Con quale approccio e in quale logica ALMA ha avviato la propria attività promozionale in Asia? E con quali successi iniziali?
AIG: La linea adottata da ALMA per l'ambizioso progetto d'espansione sul mercato orientale della nostra offerta didattica e del prestigio della tradizione culinaria italiana, risente dell'esperienza maturata dal nostro Istituto nella cooperazione americana e canadese. L'ambizione di ALMA è quella di consolidare una serie di partnerships di valore con istituti di didattica in ambito culinario con specializzazione per l'enogastronomia italiana, con cui avviare un programma formativo di un anno così come viene pianificato per gli studenti americani.
PC: Ci siete già riusciti in qualche modo e come?
AIG: Un successo imprevisto e consistente non l'abbiamo conseguito subito in Cina o Giappone come si potrebbe comunemente immaginare, bensì in Corea del Sud. Difatti anche per quest'anno, per la seconda volta in due anni, la parternship con la scuola coreana "Il Cuoco", con sede a Seoul, ci vedrà coinvolti in un piano di didattica professionale con ben diciotto studenti che trascorreranno in Italia tre mesi di studio presso ALMA, a cui faranno seguito ben nove mesi stage nei migliori ristoranti italiani affiliati al nostro marchio.
PC: Come è vissuta quest'esperienza dalla controparte coreana?
AIG: In maniera seria e determinata. E' possibile riscontrare proprio nell'atteggiamento degli studenti coreani, assolutamente metodico, nonché vorace e veloce nel desiderio d'apprendere, un parallelismo con il carisma economico che ci sta dimostrando Seoul, dinamico e pionieristico. Solo dieci anni fa erano dieci i ristoranti italiani, oggi si parla di oltre 700 ristorante italiani in Corea del Sud. Una crescita vertiginosa.
PC: In Cina invece?
AIG: La dinamica è più lenta. Lo scorso aprile in Cina abbiamo presentato, in una serata importante, a cui hanno presenziato anche l'ambasciatore italiano a Pechino, Riccardo Sessa , un documento con cui specifichiamo la "linea di approccio" di ALMA alla realtà cinese. Vorremmo creare con la controparte un progetto concreto di "scambio" così come quello attuato con americani e canadesi e da poco iniziato con i coreani. L'idea è quella di favorire un soggiorno studio della durata di un anno per permettere agli studenti un approfondimento consistente della materia d'apprendimento.
PC: Quali risposte avete ottenuto dalla controparte cinese?
AIG: Da tre anni veniamo coinvolti in alcuni progetti di formazione specialistica della durata di una o due settimane, rivolta al corpo di chef della prestigiosa catena d'alberghi Shangri La. Un'opportunità a cui non vogliamo rinunciare e a cui sembrano tenere particolarmente anche i cinesi, dato che, resoconti statistici alla mano rivelano, per le serate di degustazione e per le cene organizzate in affiancamento del personale italiano di ALMA, un aumento di oltre il 30% dell'utenza d'alto livello di Shangri La.
PC: Segno più che percettibile che l'enogastronomia italiana di qualità rappresenta un veicolo valido nell'inserimento da parte dell'imprenditoria nostrana in canali commerciali di consistenza e di mantenere una competitività di un certo livello in un panorama fortemente diversificato. Non crede?
AIG: Sicuramente, motivo per cui insistiamo nella nostra attività di promozione. Già il prossimo 16 luglio saremo a Singapore. Tappa a cui farà seguito il secondo appuntamento di ALMA in Taiwan, dove abbiamo in mente di concludere un progetto di cooperazione con una scuola di Taipei.
PC: Sembra che realtà fino ad oggi più marginali per quanto riguarda il dialogo commerciale italiano in Asia, come Corea del sud e Taiwan stiano accelerando i tempi rispetto a Cina e a Giappone. Concorda?
AIG: Assolutamente. Nel caso giapponese poi il rigorismo tradizionale che li contraddistingue spesso non facilità le cose. I giapponesi sentono di compromettere anni di scelte e di tradizione nell'avviare progetti di questo tipo; Corea e Taiwan invece si gettano con molta più disinvoltura.
PC: Fino ad oggi la vostra partnership con ICE ha giocato un ruolo chiave nella penetrazione in Asia. Il loro contributo rimane la vostra unica modalità di accesso?
AIG: Teniamo alla vicinanza di ICE, ma spesso le loro iniziative rivestono una dimensione non continuativa e relegata all'evento in questione. Noi invece intendiamo avviare un dialogo costante e una partnership commerciale diretta e siamo pronti a vagliare altri canali d'approccio, anche autonomi.
PC: Attendiamo perciò il riscontro di Singapore e Taiwan?
AIG: Certo. Noi ci auguriamo possa andare tutto per il meglio. Coltiviamo l'ambizione di divenire i primi ad avviare un canale autorevole di promozione e tutela del patrimonio culinario italiano in Asia.
PC: E mi pare che i presupposti ci siano.
Paolo Cacciato http://www.corriereasia.com/_var/news/DVJMTXN-AAAAAA-NGZ.shtml