ASIAN STUDIES GROUP

sabato 22 settembre 2007

Shinzo Abe: the last action


Tokyo: On the following comment you can read my opinion about Abe's failure. The article was published on Corriere Asia last week. It's a simple analisys on Shinzo Abe's series of mistakes by he gone up at the government in october 2006, after Koizume choice. It's really clear that his government was the first demostration about japanese political interest to make a new dialogue scene in Asia, almost with China partner. Was the first time for a japanese prime minister beginning his political and insitutional role with rapresentative visit in Beijing in front of Hu Jintao. It wasn't Washington, was China! But probably he wasn't skillful to consider that his political compages, inside LPD, will be not available for long time to support so particula prime minister's line.


TOKYO: Non è riuscito a spegnere la candela del proprio primo compleanno. Abe ha mollato prima. Molte critiche e da ogni fronte, dagli oppositori e dagli alleati. Non si può però contestare all'ex premier mancanza di convinzione nel tentare il possibile per salvare quanto abilmente condizionato negativamente per le sorti dell'esecutivo. Ripercorriamo un anno di dicharazioni, passi, tremori ed errori: una fotografia che può risonare come escalation di passi falsi.

Il commento: la fine di Abe, un disastro annunciato?



I segnali però c'erano tutti. Non solo i sondaggi in evidenza sulla perdita di popolarità del delfino di Koizumi alla guida del Paese dal settembre scorso, ma la prova più evidente della sfiducia popolare nel governo Abe è emersa in maniera incisiva durante la pesante sconfitta nelle ultime elezioni del 29 luglio scorso per il rinnovo della Camera Alta.

Ma Abe ha continuato a tener duro, ha messo a segno un rimpasto zoppicante, ignorando e lasciando dietro di sé episodi realmente spiacevoli che hanno segnato in una luce negativa l'operato dell'esecutivo: dalla scomoda affermazione del ministro Ministro della Sanità, Lavoro e Welfare Hakuo Yanagisawa, che definì le donne "macchine per fare figli", gettando nel polemico le poco presunte radici conservatrici di Abe, al suicidio dell'ex Ministro dell'Agricoltura Toshikatsu Matsuoka, lo scorso maggio, gesto che venne etichettato subito dall' "inerenza professionale" in seguito al ritrovamento di un vero e proprio testamento politico rilasciato dal suicida al primo ministro Abe, passando poi per le dimissioni dell'allora Ministro per la Riforma dell'Amministrazione, Genichiro Sata, travolto dallo scandalo di una società che avrebbe finanziato in nero la sua campagna durante le ultime elezioni, e poi come dimenticare lo scandalo caduto su un altro parlamentare, Masaaki Homma, capo della commissione governativa per le tasse, accusato dall'opinione popolare in seguito a molteplici appuntamenti con la sua amante in un appartamento governativo.

Ricordiamo poi alcuni gesti forti da parte dell'esecutivo di Abe, che non solo hanno lasciato perplessità fra le fila del pacifismo giapponese, ma si sono da subito contraddistinti per dubbia efficienza di mediazione su temi delicati come la creazione dell'esercito, il coinvolgimento al fianco dell'alleanza con gli USA o i rapporti con i vicini Paesi asiatici su questioni rimaste aperte in seguito al secondo conflitto mondiale: a tal proposito come tralasciare l'istituzione di un vero e proprio Ministero della Difesa, primo episodio di tal portata nella storia giapponese dal secondo dopoguerra ad oggi, alla guida di Fumio Kyuma, crollato subito nello scandalo per aver definito sotto termini di "necessità" l'intervento atomico americano, e screditandosi anche la vicinanza statunitense dopo alcune affermazioni critiche sulla gestione americana della "questione Iraq". Kyuma sostituito dalla rigorosissima Yuriko Koike, voluta appositamente da Abe come risposta giapponese alla Condi Rice americana, esperimento fallito e scordato nel rimpasto di poche settimane fa. E come dimenticare poi la serie scomoda di affermazioni dello stesso premier giapponese in merito "all'innocenza" dell'esercito nazionale nell'induzione forzata alla prostituzione delle prigioniere cinesi e coreani durante l'imperialismo nipponico in Asia.

Una serie continua di errori che hanno costato molto in termini di credibilità pubblica e di coesione politica. Abe , inoltre, pur affrontando un programma apprezzato dalla destra giapponese, quale l'avvio della creazione di un esercito nazionale, la programmatica modifica costituzionale, la riforma scolastica in un'ottica più nazionalista e rigorosa, non ha tardato a mostrare slanci riformisti rivolti ad un dialogo paritario con i partners asiatici, poco apprezzati alla linea più conservatrice dell'LPD; basti pensare all'infittirsi del dialogo sino giapponese, con le visite ufficiali di Wen Jiabao in Giappone o a al più recente incontro fra il ministro cinese della Difesa, Cao Gangchuan e la neo controparte giapponese Masahiko Komura. Viene meno così l'appoggio del leader conservatore e storico sostenitore della carriera politica di Shinzo Abe fin dall'epoca Koizumi ,l 'ex premier Yasuhiro Nakasone, che accusa Abe di pressappochismo politico e di nebulosità programmatica.

Paolo Cacciato
You can read entire article on www.corriereasia.com

giovedì 20 settembre 2007

The new airport terminal in Beijing: tradition and innovation to astonish the world


It's very clear the chinese purpose in occasion of next Olimpic Games in Beijing: to astonish whole world and confirm chinese entrance on international scene as best economic and strategic interlocutor. Several architectonic projects will be done on the next months and for the occasion has been recalled, by Beijing and central administration, most famous and prestigious design european companies. But It probably seems strange if we consider that "made in Italy"design wont' take part in these projects. And sure this "italian absence" could appear more particular if we remember that Italian companies have already confirmed by 2002 their interest on business about chinese olimpic games occasion. Why this absence? why this delay on business race in architectonic and design sectors?

Un nuovo aeroporto per le Olimpiadi: tanto feng shui e design made in Europe, non Made in Italy

PECHINO: Un gioiello dal valore di oltre 2,8 miliardi di dollari, spesi per metterne a punto soltanto la struttura principale e accessoriata da apparecchiature costate quasi altri 5 miliardi di dollari. Questa la spesa per dar luce al nuovo terminal 3 dell'aeroporto internazionale di Pechino, inaugurato la scorsa settimana e finalmente aperto alla stampa per visite e sopralluoghi.

Un'immensa struttura di vetro e acciaio con un tetto delicatamente inclinato posizionato per stupire tutti i viaggiatori che affolleranno la capitale in occasione delle prossime Olimpiadi. L'obiettivo dei preparativi della capitale cinese in vista della prossima estate è ormai più che chiaro: stupire, affascinare e rinnovare l'immagine comune, a volte stereotipata, di una Cina arretrata, affannosamente e innaturalmente fatta correre dietro ai ritmi dell'economia mondiale.

La Cina dimostrerà di essere tornata a rivestire i panni di vero "centro" nell'eccezionalità mondiale dell'evento olimpico-, spiega sicuro di sé Zhang Zhizhong, general manager nella Capital Airport Holding Co, alla stampa internazionale in visita al terminal. Tutti i preparativi sembrano convogliare sulla stessa finalità: tracciar eun profilo del Paese che sia indelebile nella storia, ancora più dell'importanza sportiva e ideologica della portata dei Giochi. Le Olimpiadi 2008 saranno il biglietto da visita di Pechino sullo scenario internazionale, l'occasione migliore per mostrare al mondo quanto la Cina ha costruito dal '78 ad oggi, senza dimenticare, forse, gli errori del passato, ma sicuramente con il pieno interesse ad offuscarli, mitigarli in un'aurea di rinnovato benessere e prestigio.

Questo nuovo terminal, che comincerà ad essere operativo già da febbraio, in un periodo finestra necessario per testarne la piena efficienza, presenta un sistema all'avanguardia nel trasporto dei bagagli, più veloce e sicuro, capace di ammortizzare il consistente flusso di passeggeri durante i giochi ed evitare fastidiosi rallentamenti su partenze e arrivi dovute spesso al carico e scarico delle valigie. Tutto automatizzato ed elettronicamente salvaguardato. Uomini e macchine inseriti in un ottimale contesto di sinergia lavorativa, atta a offrire un servizio efficiente e soprattutto veloce, hanno spiegato i tecnici. La struttura è poi collegata perfettamente per trasportare i passeggeri nel cuore della città attraverso un secondo rail terminal collegato alla struttura principale. Ogni ambiente sarà perfettamente e totalmente condizionato per favorire l'impatto più gradevole possibile con il clima cinese in una stagione, quella estiva, che come è risaputo, a Pechino è sempre molto calda.

Il design non è made in Italy. E' una firma british quella voluta dai cinesi per quest'opera: Norman Foster che in una recente intervista pubblicata sulla stampa cinese ha dichiarato di aver pensato alla struttura del nuovo terminal come alla fusione accattivante fra architettura della tradizione e new technology perfettamente inserita in un'armonia di spazi e luci. Un visione molto "feng shui" che i cinesi hanno apprezzato fin dall'inizio perché facilmente accostabile alla propria sensibilità e d' alta attrattività nel suo lato tecnologico. Un esempio di questo binomio? La struttura è sostenuta da centinaia di colonnati rossi terminanti su installazioni dorate a contorno della tettoia e rievoca atmosfere imperiali dei palazzi della città proibita, mentre intorno un sistema elettronico progettato dalla tedesca Siemens AG, costato oltre 250 milioni di dollari, permetterà il trasporto silenzioso di oltre 19.000 bagagli all'ora! "Gli stranieri che si sposteranno in questo terminal prima di approdare nella capitale si muoveranno in ambienti molto spaziosi, delicati, illuminati da video giganti al plasma e in un armonioso gioco di luci e colori riflessi sulla struttura d'acciaio" spiegano i tecnici sulle pagine del China Daily.

Un cantiere di progettazione tutto europeo ma in cui le firme del design e dello studio d'architettura from Italy pare essere caduto nel silenzio. E il dato fattuale lo esprime non solo il progetto del terminal 3 ma tutto l'insieme di lavori in corso previsti per l'occasione del 2008. Al tedesco Albert Speer Jr. è stata commissionato il design per la north-south boulevard di Pechino, al francese Paul Andreau la tanto attesa quanto discussa National Opera House proprio di fronte alla piazza di Tiananmen, il National Stadium, poi, quello che vedrà la cerimonia d'apertura e di chiusura dei giochi, è stato progettato in sinergia dallo studio d'architettura svizzero Herzog & de Meuron Arckitekten in compartecipazione con il prestigioso Chinese design Intistute. E ancora, il design per la grande piscina Water Cube lo si è accaparrato l'australiana PTW, già famosa per aver firmato alcune opere importanti durante i giochi di Sidney del 2000, in cooperazione con un'altra grande azienda inglese, la Ove Arup Engineering, che sembra aver fatto bottino di moltissimi appalti sui progetti per le prossime olimpiadi. Fra questi ricordiamo il cantiere per la costruzione del nuovo headquarters televisivo della CCTV, disegnata dall'architetto tedesco Rem Koolhaus.

Una corsa europea vissuta con lentezza dagli italiani che però, dati alla mano, sembrano essere stati ancora una volta i primi a pianificare attività di budgeting e di ricerca in merito alle possibilità di business e di analisi sul possibile piano d'investimenti in Cina in vista delle Olimpiadi . Alcuni bollettini di settore sono già stati diffusi a partire dal 2002 e preventivavano le grande opportunità per le nostre firme in vista dell'evento olimpico.
Paolo Cacciato
Corriere Asia

My article, published on Corriere Asia, follows on this link http://www.corriereasia.com/_var/news/DWEMVPZ-EMCAOGL-GYF.shtml

venerdì 7 settembre 2007

Chinese Fear between illegal production and political influence


Do you remember? After Mattel scandal on security misures from chinese factory Lee Der with head office in Hong Kong, was the turn of another american toys company, from Ohio to recall chinese production for illegal manufecture details. Following my analisys published last month on Corriere Asia. In my article I have pointed out another series of considerations about political involving on illegal "Made in China". It sounded interesting call attention to the influence of USA political election atmosphere on this situation that it will be very critical for international business establishment if relations'll be continue on this way. Here you are my comment. English version available upon request.

Ennesimo blocco USA al Made in China: "trottole colorate a rischio". Da Pechino l'accusa di violazione statunitense alle norme WTO.

PECHINO: La notizia è di stamani: ennesimo blocco alle importazioni di giocattoli provenienti dalla Cina. Il sospetto è sempre lo stesso e verte sulla pericolosità data dall'utilizzo di materiali nocivi per la fabbricazione dei prodotti destinati al divertimento dei più piccoli e in particolar modo per la composizione chimica dei colori utilizzati nei rivestimenti.

Dopo il caso Mattel l'allarme rosso sembra essersi diffuso sulle importazioni Made in China di tutto il mondo, in particolar modo negli States, dove su incitamento del senatore democratico Dick Durbin, sembra essere partita una vera e propria caccia al "prodotto cinese", una gara allo smascheramento d'imperfezioni, contraffazioni, utilizzo d'agenti chimici pericolosi e a basso costo.

Pechino si difende rispondendo che di tutta la colossale produzione proveniente dai confini della Repubblica Popolare, solo una piccolissima percentuale risulta "fuori norma" e continua a giudicare insensato e controproducente per la salute delle relazioni commerciali fra i due Paesi, un atteggiamento di tale accanimento verso importazioni che da anni ormai fanno la fortuna di veri e propri colossi americani.

Ma il gioco mediatico rimbalza, la campagna elettorale statunitense si arricchisce con nuova carne al fuoco e di "nuovi uomini neri", come il nostro opinionista Marco Wong ha definito nei giorni scorsi l'immagine del produttore di giocattoli cinese secondo quanto filtrato dall'allarmismo del sistema d'informazione globale. E come la storia ben ci insegna, dove ci sono uomini neri si allineano presto fila e fila di "paladini", che dal silenzio del tempo si affrettano a dare inizio alla battaglia.

Sta di fatto che oggi è la Martin Designs and Schyllings Associates, fabbrica di giocattoli dell'Ohio a "rispedire" in Cina oltre 300.000 pezzi, subito dopo la notizia del blocco totale da parte di Mattel di circa 18,5 milioni di prodotti. Sotto inchiesta sarebbero cadute migliaia di "trottole" colorate distribuite dall'azienda negli USA. La questione risulta però più delicata se si tiene conto che tale prodotto è in commercio già dal 2001 insieme ad altri quaderni e diari per bambini venduti con grande successo di vendita già dal 2006. Viene naturale chiedersi come mai fino ad oggi, a distanza di oltre cinque anni dalla messa in commercio dei primi prodotti nessuno si sia interessato, né fra i produttori cinesi né tanto meno fra gli importatori americani, di vagliare con attenzione l'attendibilità e la sicurezza dei componenti usati.

Il rischio però è che la situazione degeneri in un sistema di sfiducia collettiva nel marchio cinese e nel rigetto all'acquisto di tutto ciò che sia etichettato con "Made in China", binomio dalla pericolosità, per l'andamento commerciale internazionale, di altissimo livello.

Di poche ora fa, poi, è la notizia che sembra fare da contrappeso al blocco statunitense nei confronti dei giocattoli cinesi: il Ministero del Commercio cinese, nella personalità del vice ministro, Gao Hucheng mette sotto inchiesta il protezionismo americano, accusando come illegali le misure anti-subsidy e antidumping avviate sulle importazioni di beni cinesi. Nella conferenza stampa che si è tenuta nella mattinata di oggi, Gao Hucheng ha segnalato, di fronte ai media cinesi e internazionali, la violazione delle norme del WTO da parte degli USA nella doppia tassazione ai prodotti cinesi.

Sotto accusa sarebbero cadute la serie di misure protezionistiche intraprese dagli USA da Novembre ad oggi, consistenti in un doppio sistema di tassazione sui beni importati (antidumping e antisubsidy appunto), forma protezionistica condannata dalla normativa sottoscritta dagli Stati aderenti all'Organizzazione Mondiale del Commercio. La Cina, inoltre, mette sotto accusa l'accanimento statunitense nelle indagini avviate sulle massicce importazioni di carta, tubi d'acciaio e materiale pneumatico provenienti dalla Repubblica Popolare, con l'intento di condizionare e di rallentare l'andamento in continua crescita delle esportazioni cinesi sul mercato mondiale.

Ecco, perciò, che il dialogo commerciale fra USA e Cina sembra conoscere, in queste ultime settimane, un momento di accanimento e di tensione che non giova alla salute dei mercati fra le due potenze. Gli USA difatti conoscono ormai una dipendenza commerciale molto forte dal dragone cinese, che nel prossimo anno dovrebbe addirittura superare, per volume d'esportazione in USA, il vicino Giappone, da sempre partner numero uno degli States sull'andamento della bilancia commerciale. Dall'altra parte, poi, la Cina ha visto arrestarsi negli ultimi giorni la produzione di centinaia di aziende di giocattoli situate nelle regioni del sud, con un crescente allarmismo e danno sociale. Un'atmosfera, quindi, che non sembra giovare a nessuna delle due economie.

domenica 2 settembre 2007

Olimpic Games: between doubt and hope


Following Marco Wong's comment about Beijing next Olimpic Games prospective. In particular Wong consideration points out enviromental question on China's Olimpic background. You can read entire article on Marco Wong blogsite, which link is added on my blog partner's list on the right side of this webpage. Wong's analysis is in italian but japanese, chinese and english version are available on request. About Wong's professional profile and other his comments, please visit Corriere Asia and Marco Wong's Blog.
Paolo

Una nuvola grigia sulle Olimpiadi di Pechino1b258f36617a1ed60fa9416a5e1a8bdb.jpg

Crescono le preocupazioni per gli effetti dell’inquinamento sulle gare di resistenza in vista delle Olimpiadi di Pechino 2008, e se si stanno prendendo provvedimenti, rimane da chiedersi se questo sarà sufficiente a generare effetti duraturi nel tempo e a formare una coscienza verde

Questa notte ho seguito i mondiali di atletica di Osaka, in particolare la marcia, sport che ho praticato nei miei anni giovanili ahimè con scarsi risultati personali. I risultati della gara sono stati cronometricamente poco rilevanti, così come per la maratona, a causa delle condizioni climatiche proibitive, e questa considerazione apriva le considerazioni sull'appuntamento del prossimo anno, le Olimpiadi di Pechino, che verosimilmente si svolgeranno in condizioni climatiche simili, ma con lo spettro addizionale dell'alto tasso di inquinamento che normalmente caratterizza la capitale cinese.

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Mentre il caldo e l'umidità non sono fattori sconosciuti agli sportivi, visto che competizioni come le Olimpiadi si svolgono normalmente nel mese di Agosto che, ad eccezione di Sidney 2000, è un mese estivo e caldo, quello dell'inquinamento pone delle sfide meno note e più sottili da combattere.

Per esempio, la presenza di particolati nell'aria o di altri fattori inquinanti è potenziale causa di asma, ma spesso i medicinali antiasma sono tra quelli banditi per gli atleti in quanto spesso coprono i marcatori utilizzati dai testi per l'antidoping.

L'allarme è già stato dato al più alto livello, e cioè dal presidente del CIO (Comitato Internazionale Olimpico) Jacques Rogge che ha prospettato l'eventualità dello spostamento delle gare di resistenza che si svolgono outdoor, come per esempio la maratona e le gare di marcia.

Questo all'erta ha immediatamente causato delle reazioni da parte della municipalità di Pechino, che ha adottato delle misure atte a diminuire l'inquinamento, come la circolazione a targhe alterne dei veicoli privati.

Non ho dubbi che il governo prenderà molto seriamente questa minaccia, abitavo ancora a Pechino quando ci fu il primo tentativo di ospitare le Olimpiadi del 2000, che furono poi assegnate a Sidney.

In quell'occasione tutta la municipalità precettò i dipendenti pubblici per sistemare le aiuole, dare un'imbiancata ai muri e contribuire a tutti quei lavori necessari per dare un bell'aspetto alla città. Nel corso del tentativo successivo, otto anni dopo, proprio per migliorare la qualità dell'aria in occasione della visita degli ispettori del CIO, furono chiuse le fabbriche all'interno della cerchia urbana.

Di certo Pechino vorrà evitare scene di atleti in crisi respiratorie durante la maratona, la gara più rappresentativa delle Olpimpiadi, trasmesse dalle televisioni di tutto il mondo, e prenderà tutti i provvedimenti, anche i più drastici, per pulire l'aria in occasione di quelle due settimane in cui sarà al centro delle attenzioni del mondo.

L'interrogativo è se questa sia anche la buona occasione per introdurre dei provvedimenti che agiscono sul sistema cinese, e garantire una buona qualità dell'aria non solo per due settimane a Pechino, ma anche nel resto della Cina e per gli anni a venire.

Ma questa, temo, è una sfida ben più difficile del vincere una medaglia alle Olimpiadi.

Marco Wong






Nuovo Corso di lingua Giapponese a Milano

sabato 1 settembre 2007

Security in Asia: the meeting of the year.


TOKYO: From Abe's start at the top of Japan executive line, was clear that something was changed on relationship with China. First step was japanese prime minister official visit in Beijing last September 2006 and after that there was big surprise on international community when chinese communist party leader, Wen Jiabao visited Japan last october. The beginning of a new dialogue's scene with ambitious diplomacy goals and several economic cooperation projects. Few days ago a new step on Japan - China relationship. Japanese Minister of Defense, Masahiko Komura received chinese minister Cao Gangchuan. An epocal meeting that indicates a new communication between Tokyo and Beijing. It has been interesting reading different analisys directly from chinese and japanese press about this event. Chinese point of view about cooperation with japan is by several aspects totally different than Japanese thought. In the following article I have tried to explain press comments according japanese and chinese different positions.

Tokyo, ministro della difesa cinese e giapponese a confronto: riflettori puntati sullo storico incontro


TOKYO: L'attenzione di oggi in Asia sembra essere tutta per l'incontro dalla portata storica fra il Ministro della Difesa della Repubblica Popolare Cinese, Cao Gangchuan e la rispettiva controparte giapponese, il Ministro Masahiko Komura.

Il governo del rimpasto di Abe non vuole correre rischi e riafferma quanto dimostrato fin dall'inizio della sua legislatura nel settembre 2006: la linea di vicinanza con la Cina e di "duihua"(dialogo), per ricordare "alla cinese" quanto scritto oggi sui titoli dei principali quotidiani nella Repubblica Popolare.

Quest'anno si festeggia il trentacinquesimo anno della riappacificazione fra Cina e Giappone dalle divisioni sorte nel secondo dopoguerra e origine di un silenzio diplomatico molto forte. Il primo ministro cinese Wen Jiabao entrò clamorosamente in visita ufficiale in Giappone lo scorso Aprile e Cao Gangchuan ripercorre le orme di Wen trascorrendo in Giappone ben cinque giorni, accolto con tutti gli onori e secondo la cerimoniosa etichetta ufficiale giapponese.

Abe aveva dato segno tangibile della propria convinzione nell'allacciare un "ponte di comunicazione", come lo definisce lo Yomiuri Shinbun in un'accezione più "politically correct", già nell'ottobre 2006, scavalcando nella propria agenda qualsiasi cerimonialità di gratitudine politica all'asset più conservatore e dirigendosi direttamente in visita ufficiale in Cina.

Al di là della riflessione geopolitica di fondo quello che pare interessante mettere in luce dall'incontro è la sottolineatura da parte delle due personalità politiche e istituzionali di interessi e timori di fondo molto diversi. E' come se in un incontro di dialogo fossero emersi in realtà i profondi elementi di "lontananza" diplomatica che ancora intercorrono fra i due vicini.

A tal proposito salta subito all'occhio la diversità d'impostazione degli articoli nella stampa cinese da quella giapponese in merito alla conferenza stampa si stamani.Tralasciando l'alto profilo ideologico e di lungimiranza diplomatica con cui il Rimin Ribao (il Quotidiano del Popolo, voce ufficiale del Partito) descrive l'evento, il China Daily si sofferma più volte sulla questione taiwanese. Senza troppi giri di parole il ministro della difesa cinese ha fatto riferimento all'azione separatista taiwanese guidata da Chen Shui-bian e consapevole della "non ufficiale" influenza giapponese su Taiwan si è augurato in un'azione pacifica e di mediazione di Tokyo su Taipei. La linea di Pechino pare irremovibile nella sua politica dell' "unica Cina" e il concetto viene espresso pubblicamente di fronte alla stampa e di fronte al ministro giapponese.

Di altra portata invece la riflessione giapponese: Tokyo si è dimostrata preoccupata dalle dichiarazioni cinesi in merito agli investimenti del governo nel settore militare e chiede maggior trasparenza in merito. I media giapponesi, in particolar modo il meno serioso Mainichi Shinbun non risparmia poi sottili riferimenti alla questione Abe e Yasukuni, riportando al top dei titoli l'argomento che nei giorni del rimpasto ha scosso le file più conservatrici del Partito Liberal Democratico giapponese, riferendosi alla mancata visita di Abe al sacrario scintoista tanto caro ai più nazionalisti e "pomo della discordia" per lunghi anni nella messa in atto di un dialogo costruttivo fra Cina e Giappone.

Ma oltre alla politica e ai timori di carattere militare l'incontro segna una tappa fondamentale per un disegno di riavvicinamento economico e di cooperazione in Asia. Il viaggio diplomatico di Cao Gangchuan difatti proseguirà nelle Filippine accogliendo l'invito del Segretario alla Difesa filippino Gilbert Teodoro. L'edizione di Hong Kong del China Daily, sempre attenta alla sottili performance di pregnanza economica riporta a tal proposito l'autorevole voce di Feng Zhaokui specialista dall'Accademia delle Scienze Sociali in fatto di economia internazionale e di rapporti bilaterali fra Cina e Giappone. Secondo l'esperto la politica del dialogo o semplicemente della comunicazione serve da trampolino per la creazione di un clima di sicurezza politico -- militare che vuole favorire la piena operatività dei singoli governi nell'impegno ad uno sviluppo regionale comune
Paolo Cacciato
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