ASIAN STUDIES GROUP

giovedì 23 agosto 2007

China Central Bank: about rate of interest


It's the fourth time this year: from today China's interest rate is raised to 3.6%. Central Bank act is done to protect chinese economy from incraising inflation. About this resolution we can think on a serie of serius reasons that were probably considered before yesterday central bank decision. You can read my following analisys about Dong Zhixin's professional comment on the topic. Whole article has been published on Corriere Asia and you can easily find more information on its web pages at the link www.corriereasia.com


PECHINO: La quarta volta in un solo anno. E' il numero d'azioni di rialzo messo in atto dalla Banca Centrale della Repubblica Popolare sul valore del tasso d'interesse. L'ennesimo è stato portato ufficialmente a termine nella giornata di ieri. La finalità, secondo portavoce autorevoli interni all'amministrazione della Banca Centrale, sarebbe quello di preservare la realtà cinese da un macroscopico e aggravante andamento inflazionistico.

Il tasso sui depositi aumenta di ben 27 punti all'anno toccando una percentuale del 3.6% sugli interessi, mentre per quanto riguarda i prestiti l'aumento incide di 18 punti facendo slittare il tasso d'interesse alla percentuale del 7.02%.

I rialzi saranno effettivi da domani secondo quanto stabilito dalla Banca Centrale. L'azione però è parsa a tutti piuttosto insolita, data la sua portata repentina e inaspettata. Da tradizione infatti il board della Banca Centrale è solito informare nel week end precedente azioni di questo calibro, vincolanti e fortemente incisive sull'andamento economico e finanziario del Paese e della comunità internazionale.
Questa volta, invece, l'annuncio è stato dato di martedì in un giorno infrasettimanale e in tutto silenzio di preavviso. Atteggiamento che ben risponderebbe al clima di "terrore inflazionistico" che preoccupa la dirigenza della Banca Centrale per le sorti della stabilità economica del Paese.

I dati, riportati stamani dalla stampa cinese sembrano però parlare chiaro: la Cina ha visto già nel secondo trimestre di quest'anno un incremento sul valore del GDP pari all' 11.9 %, il più alto, rapido e considerevole negli ultimi dieci anni.

Sulla bilancia commerciale, poi, i dati registrati lo scorso mese riportano ad un avanzo di liquidità determinata dalle esportazioni in aumento vertiginoso del 67% rispetto solo all' anno precedente ed equivalente a 24.4 miliardi di dollari, il secondo aumento più vertiginoso mai registrato nella sola durata di un mese.

Il valore inerente alla riserva monetaria è decollato al 18.5%, l'incremento più alto mai registrato nell'ultimo anno e gli investimenti programmati secondo pianificazione destinati all'ampliamento delle aree urbane sono cresciuti del 26.6% a parità di periodo confrontato con lo scorso anno.

Secondo quanto afferma l'esperto d'economia e finanza del China Daily, Dong Zhixin tutti questi elementi, sicuramente positivi nella rappresentazione di una Cina che cavalca l'onda del successo planetario in fatto di propulsione finanziaria, potrebbero essere spie evidenti, agli occhi della Banca Centrale, di un vortice d'inflazione che a lungo andare verrebbe ad aggravare sui bisogni e le capacità di sostegno degli strati sociali popolari.

Il Consumer Price Index, vero e proprio termometro sulla capacità d'acquisto del consumatore, ha segnalato, difatti, i già per luglio un aumento del 5.6% sull'aumento dei consumi, il dato più alto mai registrato negli ultimi 10 anni.

L'economista fa poi notare come attualmente il tasso d' inflazione sia inoltre superiore al tasso di deposito, e tutto ciò viene a costituire una perdita del potere d' acquisto del denaro accumulato e depositato dai risparmiatori sui propri conti bancari, condizione pericolosa per la salute degli stessi istituti di credito.
Paolo Cacciato

Whole analisys is available at the following link
http://www.corriereasia.com/_var/news/DVZFCNY-EMCAGSJ-UIQ.shtml

lunedì 13 agosto 2007

ASEAN: From Beijing a good impression


For several years the ASEAN Mode was the only right way for helping business and political communication beetwen east Asia countries. In the past bilateral solution was the best opportunity which east Asia countries have done their best to create an'atmosphere of cooperation and mutual help. But at the moment the most important thing seems to be a regional project of communication. In this way Asia countries should not consider past divisions and differences as obstacles to dialogue and mutual business cooperation. On this argument, several days ago the People's Daily, official voice of Communist Party, has expressed a positive opinion about ASEAN role to improving Asia Countries cooperation and economic advantages. It's the first time that Communist party from People's Daily columns declares his opinion about ASEAN mechanism in a propositive way. The following article is my analisys published on Corriere Asia last week. The text is in italian but english version is also available.

Il commento: ASEAN, strumento indispensabile anche per Pechino



PECHINO: Sono ormai diversi anni che il dibattito geopolitico sul fronte dal regionalismo in Asia ha lasciato spazio alla concezione di un "ASEAN mode" in grado di garantire ai Paesi dell'Asia Orientale una dialettica produttiva in campo non solo diplomatico ma soprattutto economico. Alla visione multilaterale dei rapporti, contrastata e di difficile attuazione in un panorama caratterizzato da profonde divisioni e diversità storiche e strutturali nei sistemi economici e politici dei Paesi asiatici, si sostituisce perciò una configurazione ragionale delle dinamiche di dialogo e di confronto con la comunità internazionale.

E' quanto affermato oggi anche dalla voce ufficiale del Partito Comunista cinese. Il Quotidiano del Popolo infatti prende finalmente posizione su una questione a lungo mal chiarificata: l'ASEAN potrebbe realmente essere lo strumento più valido per garantire l'accrescersi della competitività economica e della solidità collaborativa dei Paesi dell'Asia orientale.

Sarebbero tre, secondo quanto affermato dal Partito, le qualità d'eccezione dell'ASEAN Mode in grado di garantire il successo di un sistema regionale di dialogo e confronto in Asia: concertazione nelle consultazioni, armonia e cooperazione. Per quanto riguarda la prima caratteristica, L'ASEAN Mode permetterebbe di raggiungere degli obiettivi comuni nel rispetto delle differenze di opinione dovute ad alterità strutturali che qualificano un Paese dall'altro. La finalità perseguita dalla consultazione sarebbe quella della decisione comune dal fine concreto e, soprattutto, dalla consapevole provenienza delle scelte intraprese.

Di grande interesse, poi, per l'amministrazione della Repubblica Popolare è l'armonia che l'ASEAN garantirebbe fra i suoi membri, dover per armonia ci si riferisce strettamente al rispetto delle diversità e alla convivenza tollerante fra i singoli Paesi. E' implicito ovviamente il ricorso allo strumento diplomatico in luogo di quello militare, anche per quanto concerne l'autodifesa.

La cooperazione garantirebbe poi un piano d'attuazione concreto in grado di porre le esigenze di tutti i membri sullo stesso piano e di far valere in questa sinergia l'interesse collettivo per l'ambito regionale perseguito.

I rivali? Sicuramente USA e EU. La Cina dimostra, attraverso le voci autorevoli degli editorialisti del canale ufficiale dell'organo di governo, di essere consapevole di quanto l'Asia possa oggi competere in termini assolutamente paritari se non più elevati con realtà economiche di storica centralità. Anche lo scenario finanziario ha segnato, difatti, negli ultimi tempi l'entrata in gioco di nuove sinergie, soprattutto cinesi, sulle piazze affari mondiali.

E' di oggi infatti la notizia dell'entrata della prima società della Rep Popolare, la China Boqi Environmental Solutions Technology (Holding) Co. quotata sulla piazza affari di Tokyo. Ieri, subito dopo l'accesso in lista di quotazione, la CBEST ha dominato con i suoi titoli tutta la giornata borsistica influenzando l'andamento dei concorrenti e dei titoli di settore. Il prezzo di quotazione all'entrata del titolo si aggirava intorno ai 160.000 yen e già nel pomeriggio segnava i 276.000 yen per chiudere in giornata con un più che dignitoso 258.000 yen. Un segnale di grande fiducia per l'emergente società cinese, dato da un mercato, quale quello giapponese, storicamente più avvezzo alla compravendita di titoli inerenti all'attività di società specializzate nel solution technology ma di matrice giapponese.

Dagli anni '90 l'ASEAN ha garantito un processo concreto d' alleggerimento degli ostacoli tariffari al commercio in Asia, promuovendo alcune tattiche bilaterali di liberalizzazione commerciale. E' poi sempre lo stesso editoriale del Quotidiano del Popolo a far notare come la rete preferenziale su cui si basava la concezione bilaterale degli scambi negli anni '90, stia mano a mano lasciando spazio ad una dimensione di ampia liberalizzazione a respiro regionale. Si conta che il livello preferenziale nella commercializzazione di alcuni prodotti, riguarda solo il 5% della produzione dei membi dell'ASEAN ed è destinata ad annullarsi nei prossimi anni, dando vita ad una vera e propria zona franca e di libero mercato, con abbattimento delle barriere doganali e protezionistiche.

Se la posizione giapponese e coreana era stata già espressa con chiarezza a favore della validità della "macchina ASEAN", queste riflessioni da Pechino fanno intuire l'interesse tutto cinese a procedere con grande celerità ad un progetto d' emancipazione regionale, soprattutto ora che la Rep. Popolare sembra aver raggiunto una portata di stabilità nella propria centralità produttiva, economica e mediatica nell' Asia orientale.

Si continuerà ad usufruire del sistema di meeting 10+1 o 10+3 o 10+6 adottato fino ad oggi nell'includere i 10 Paesi che costituiscono il gruppo base dei membri ASEAN (Indonesia, Filippine, Malesia, Singapore e Thailandia, ovvero i Paesi contraenti dell'accordo già dal 1967 più Brunei, Cambogia, Laos, Myanmar, Vietnam firmatari più recenti con entrata scaglionata entro il 2015) al dialogo distintamente con Giappone (ASEAN 10+1) oppure con Giappone, Corea del Sud e Repubblica Popolare Cinese (ASEAN 10+3). Di recente, poi, è stato introdotto anche il 10+6 che comprende, oltre ai membri già menzionati, anche il confronto aperto con India, Nuova Zelanda e Australia. (ASEAN 10+6). Lo scopo è quello di porre ad un foro negoziale regionale tutti i Paesi dell'Asia Orientale e non (10+6) in una percezione semicomunitaria al confronto con USA, Russia, e EU.

In questo periodo più che mai, sembra respirarsi la volontà cinese a perseguire questa linea. E' solo dalla sinergia collaborativa che la Cina potrà emergere se non a guida, sicuramente quale punto focale sul panorama politico ed economico mondiale oltre che asiatico.