ASIAN STUDIES GROUP

lunedì 23 giugno 2008

Più posti di lavoro in Giappone: aumenta la richiesta di manodopera generica straniera



TOKYO: Il Giappone necessita di manodopera e urgentemente se non vuole subire una profonda crisi produttiva all'interno delle piccole e medie imprese. E' quanto emerge da una ricerca presentata la scorsa settimana da un gruppo di statisti del Ministero per il Commercio e l'Industria giapponese. La risposta? L'aiuto potrà arrivare dalla manodopera straniera fino ad oggi cautamente limitata dalle politiche di governo.

La ricerca sottolinea la ormai irreparabile necessità di far fronte alla richiesta di manodopera generica proveniente dalle piccole e medie imprese che costituiscono ancora in Giappone il cuore produttivo dell'industria regionale. La riflessione pare convergere sulla possibilità di incentivare la concessione di visti di lavoro agli stranieri, soprattutto anche per quelli che non possiedono qualifiche specifiche occupazionali.

Fino ad oggi, difatti, le misure di controllo dell'immigrazione per motivi di lavoro sono sempre state mantenute alte da parte del Governo Giapponese che ha sempre posto la clausola "skill" come elemento fondamentale per la concessione del visto.

Pare però che il sistema formativo interno pur permettendo la preparazione di tecnici, professionisti, laureati in variegate discipline di studio atte a favorire l'ascesa professionale nel sistema delle "kaisha" (aziende) giapponesi o all'estero, sembra non rispondere al vuoto lavorativo lasciato dall'assenza di manodopera semplice. 

Attualmente il governo permette il visto di lavoro anche a soggetti "unskilled" in territorio nazionale solo all'interno di un periodo di training di lavoro per la durata di tre anni, posto sotto osservazione del ministero o, diversamente, attraverso un programma di internship tecnica sviluppato con altri Paesi. Solitamente in questi progetti di scambio, il lavoratore straniero affronta un periodo di formazione seguito da un periodo di lavoro in Giappone, a cui però viene sempre indicato un termine lavorativo e di rimpatrio.

Le cose sicuramente paiono destinate a cambiare anche per coloro che non possono garantirsi di un appoggio istituzionale o l'accesso a programmi di preparazione tecnica come quelli fino ad oggi previsti. Non vi è però da pensare che le frontiere subiranno un'affrettata e irrazionale apertura nei confronti di lavoratori gaijin (stranieri). Il programmatico requisito che il governo continua a considerare come fondamentale per l'emissione del visto di lavoro prolungato continuerà infatti ad essere l'esame di certificazione linguistica (japanese proficiency test) che il governo invita a conseguire nel Paese di origine, proprio per tamponare le ingenti richieste di visto studio da traslare dopo il conseguimento dell'attestato in visto di lavoro. 

Seguirà poi una formazione specifica promossa dal ministero attraverso enti specializzati sugli usi e costumi proprio dell'utsukushii nihon - meraviglioso giappone - così come la retorica politica e istituzionale ama definirlo. Solo dopo questi precisi step anche il lavoratore semplice senza particolare qualifica accademica o professionale potrà vedersi garantito un visto di lavoro. 

Il numero dei visti per lavoratori "generici" sarà comunque sempre prefissato di anno in anno e i controlli governativi all'interno delle piccole e medie imprese agricole, forestali o di semilavorazione saranno frequenti e molto rigidi.

Da Tokyo, Paolo Cacciato

mercoledì 11 giugno 2008

Giappone, patologie da cellulare: ritardi 30 minuti nel rispondere ad una mail? Sei estraniato dal gruppo...


TOKYO: E' di questi giorni la notizia dell'approvazione da parte del Governo giapponese di una misura di tutela nei confronti de minori per l'abuso di cellulare. L'allarme è arrivato dal crescente diffondersi in Giappone di disturbi patologici legati alla dipendenza da "telefonino", soprattutto fra i più giovani. La pericolosa attrattiva nelll'utilizzo sembra essere legata all'alta polifunzionalità degli ultimi modelli commercializzati e dal costo contenuto con cui li diversi gestori propongono in via concorrenziale servizi di connessione a internet attraverso il proprio telefono mobile.

E' facile pensare che l'alta velocità di connessione, la presenza di banda d'accesso alla rete in ogni locations, la diffusione di cellulari a costo contenuto e ad alta fruibilità, abbiano favorito il diffondersi di un'abitudine presso sfociata in malessere patologico

Tra l'altro i dati rilasciati dal Ministero dell'Educazione specificano che oltre il 60% dei ragazzi giapponesi entro i 14 anni posseggono almeno 1 telefono cellulare. Ciò ha alimentato la percezione comune secondo cui il telefonino non rappresenti per i più giovani nient'altro che un "giocattolo costoso", di facile possesso e accesso. Dal mondo politico si accalorano le raccomandazioni alle famiglie. E' lo stesso primo ministro Yasuo Fukuda ad aver firmato la delibera ministeriale sul pannello di riforma dell'educazione questa settimana attirando grande attenzione mediatica sull'evento, quasi a sottolineare l'importanza della questione.

In effetti la primissima percezione che si avverte muovendosi qui in Tokyo fra la matassa di linee della metropolitana e ferroviarie della capitale è quella di scontrarsi con una giovanissime popolazione di viaggiatori silenziosa e assorta nei propri cellulari. Al chiacchierio continuo dei ragazzi italiani nelle metro nostrane si contrappone palesemente la silenziosa dipendenza da web dei giovanissimi ragazzi giapponesi. 

In particolar modo, la tendenza maggiore è quella di passare ore al giorno nello scambiarsi email, soprattutto durante l'orario scolastico. Paradossalmente, poi, la ridicolizzazione sociale da parte degli adolescenti giapponesi colpisce quei giovanissimi neofiti da dipendenza web - cellulare che per almeno 30 minuti non rispondono alle mail "di classe" o "del gruppo", subendo una sorta d'etichettatura ed estromissione dalla comunicazione veloce sostenuta normalmente all'interno della cerchia di amici.

Sebbene il Giappone rappresenti realmente un'isola felice nella comunità internazionale per quanto riguarda gli episodi di criminalità ordinaria, oltre che di omicidi e stupri, dall'altra rimane in testa alla classifica mondiale per quanto concerne crimini "informatici". Diffusissimi sono casi di adescamento, ricatto psicologico, web community suicida etc. Frequentemente programmi tv e giornali ricordano ai più giovani di non inviare foto personali via web. Uno degli ultimi casi di crimine da web ricorda l'episodio di un ragazzino che mandò alcune sue foto ad un sito internet e venne ricattato per mesi sotto richieste di denaro che se non soddisfatte sarebbero sfociate in un uso improprio delle foto spedite. Il ragazzino ancora minorenne, visse nel timore per mesi soffrendo di continui disturbi mentali e sociali.

Ormai qui in Giappone nessuno è abituato a controllare la posta elettronica dal proprio computer, soprattutto quella personale. Tutto avviene per strada, in costante movimento e in velocità proprio attraverso il cellulare e convenientissimi contratti di utilizzo della rete. Sono gli stessi genitori a fornire un esempio fuorviante sull'utilizzo dello strumento di telefonia mobile, fornendo ai figli i propri recapiti mail da cellulare. E' ormai sempre più frequente, poi, anche nel mondo del lavoro, la richiesta di fornire un indirizzo email che sia sempre accessibile e fruibile. Ecco allora che il cellulare si rivela il mezzo più facile, veloce ed economico. 

Il panel deliberato dal ministero prevede un sistema di controllo dei cellulari consegnati ai minori: un sistema collegato attraverso satellite con il cellulare dei familiari, che permetta il controllo continuo del minorenne sui luoghi e i posti frequentati oltre ad sistema di filtro che acconsenta l'accesso ristretto al web, oltre alla quantificazione delle mail inviate.

Da Tokyo, Paolo Cacciato