Wong thinks that Origine X and Gawronsky's contribution rapresent a new atmposhere on social and political background in Italy.
Verso le primarie: al Partito Democratico una lista che da voce agli stranieri
La X che ritroviamo provocatoriamente nel nome di questo gruppo richiama, secondo i promotori, il carattere d'anonimato a cui spesso la comunità di extracomunitari è soggetta. Un silenzio tra l'altro riconducibile anche alla dimensione di partecipazione politica oltre che sociale. La finalità del movimento, così come la partecipazione diretta nella lista Gawronsky mira, difatti, nel rispondere ad un vuoto di dialogo costruttivo fra la comunità di cittadini extracomunitari, regolarmente residenti in Italia, e la società italiana, attraverso un sistema non solo dal valore culturale ma soprattutto politico e istituzionale.
Abbiamo incontrato Marco Wong, uno fra i coordinatori di OrigineX e abbiamo cercato di capire con lui il perché di una lista formata tutta da cittadini stranieri in appoggio al nascente Partito Democratico.
Paolo Cacciato: Sig. Wong, perchè creare una lista di stranieri per le elezioni del partito democratico?
Marco Wong: L'idea è nata dalla constatazione che a tali elezioni possono votare e candidarsi anche i cittadini stranieri. Ho pensato che questa fosse una buona occasione per mostrare che le comunità straniere sono interessate a partecipare alla vita democratica italiana, e per creare comunque interesse alle tematiche che riguardano gli immigrati in Italia, che oramai raggiungono circa tre milioni di persone ma che non hanno nessun tipo di effettiva rappresentanza nella nostra società.
P.C.: Eppure da quello che risulta in questa lista rientrano solo nomi di immigrati cinesi. Come mai?
M.W.: Non è stato assolutamente intenzionale. Ho provato a chiedere a rappresentanti di altre comunità, ma i tempi tecnici cortissimi non mi hanno consentito di trovare altri immigrati stranieri che volessero unirsi a noi. E' indubbio però che lo spirito con cui origineX e la lista medesima sono nate risponde appieno ad un bisogno di riconoscimento e di pubblica partecipazione condivisibile nell'esperienza non solo delle comunità cinese, ma propria di qualsivoglia realtà di immigrati impiegati lavorativamente e anche socialmente a pieno regime nel nostro Paese.
P.C.: Perché l'appoggio politico alla figura di Piergiorgio Gawronski alle primarie del Partito Democratico del prossimo 14 ottobre?
M.W.: Per diverse ragioni, innanzitutto per la sua disponibilità a recepire nel suo programma le nostre istanze, e soprattutto per una sintonia che si è venuta a creare, forse dovuta al fatto che anche lui è di origini straniere, cosa che rende tutta l'iniziativa ancor più simbolica. Abbiamo tenuto conto, poi, del fatto che Gawronski ha sempre operato professionalmente da outsider nel panorama politico italiano e che, ultimamente, come noi ha sentito la necessità di mettersi in gioco. Uno stimolo importante, perciò, che ci ha aiutati a riflettere sulla serietà e validità del suo programma.
P.C.: Nel vostro collegio ci sono dei big della politica del calibro di Rutelli e Santagata. Il vostro non è un tentativo un po' velleitario?
M.W.: Lo sarebbe se il nostro obiettivo fosse la conquista di un certo numero di delegati. La nostra iniziativa nasce in realtà dalla voglia di far partecipare persone che altrimenti non avrebbero mai la possibilità di esprimere la loro opinione in una votazione, e dall'esigenza di far conoscere le tematiche dell'immigrazione. Da questo punto di vista, direi che abbiamo già raggiunto molto di quello che ci prefiggevamo inizialmente.
P.C: Quali difficoltà avete incontrato in un'avanzata per certi aspetti rivoluzionaria sulla scena politica italiana?
M.W.: Di tutto, innanzitutto a trovare persone disposte a candidarsi. I cinesi in Italia sono per lo più piccoli commercianti, ed hanno paura ad esporsi troppo. Inoltre come outsider non abbiamo alle spalle la macchina organizzativa dei partiti e nemmeno la loro esperienza, e quindi abbiamo fatto moltissimi errori dovuti all'inesperienza.
P.C.: Entrando poi nello specifico sull'attività della vostra lista, quali sono i vostri punti programmatici?
M.W.: Per prima cosa, la revisione della legge sulla cittadinanza. L'attuale legge prevede infatti la possibilità di richiesta del riconoscimento di cittadinanza dopo dieci anni in Italia, la nuova proposta di legge che appoggiamo, prevede di portare tale periodo a cinque anni con un esame di conoscenza della lingua italiana. Ecco che proponiamo, inoltre, la definizione di criteri oggettivi, definiti a livello nazionale ed esami linguistici gestiti da enti terzi assieme a percorsi di conoscenza della lingua e della cultura italiana ed educazione civile. Segue poi la revisione dello ius sanguinis, la esemplificazione delle procedure per l'ottenimento del permesso di soggiorno, ma anche il rafforzamento dei programmi per la trasferibilità dei contributi versati in Italia a fondi pensionistici in altri paesi. A tal proposito ci terrei a sottolineare come molti immigrati, dopo un periodo lavorativo in Italia, ambiscano di fatto a ritornare nel proprio paese natio; è per questo che proponiamo la possibilità di riscattare i contributi italiani maturati o di trasferirli sui fondi pensione del proprio paese d'origine. Misura che riteniamo possa rappresentare non solo un riconoscimento d'equità sociale, ma anche un pragmatico stimolo ad uscire dalla spirale del lavoro nero, oltre che un incentivo a tornare nel proprio paese di origine senza aggravi per il sistema sociale italiano.
P.C.: Riguardo invece al dialogo culturale fra Italia ed immigrati?
M.W.: Abbiamo inserito nel programma il fermo interesse al rafforzamento di progetti di diffusione della cultura italiana all'estero, così come la valorizzazione della ricchezza potenziale che rappresentano gli immigrati in Italia nei confronti dei loro paesi d'origine,in una sorta di circolo virtuoso e sinergico fra lavoratori immigrati, co-protagonisti insieme ai cittadini italiani, e Paesi di provenienza. Lo scopo è quello di rendere la comunità internazionale e i Paesi d'origine consapevoli del movimento migratorio e attuare un'opera di coordinamento nello sviluppo interno di ogni singolo Paese.
P.C.: Che tipo di campagna elettorale avete fatto?
M.W.: Basata sul passaparola, molto elementare perchè il nostro target non ha mai avuto il diritto di voto e quindi facciamo molta informazione di base. Ma dal momento che uno dei nostri obiettivi era per l'appunto fare informazione direi che va bene così.
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Paolo Cacciato
CORRIERE ASIA