ASIAN STUDIES GROUP

sabato 22 settembre 2007

Shinzo Abe: the last action


Tokyo: On the following comment you can read my opinion about Abe's failure. The article was published on Corriere Asia last week. It's a simple analisys on Shinzo Abe's series of mistakes by he gone up at the government in october 2006, after Koizume choice. It's really clear that his government was the first demostration about japanese political interest to make a new dialogue scene in Asia, almost with China partner. Was the first time for a japanese prime minister beginning his political and insitutional role with rapresentative visit in Beijing in front of Hu Jintao. It wasn't Washington, was China! But probably he wasn't skillful to consider that his political compages, inside LPD, will be not available for long time to support so particula prime minister's line.


TOKYO: Non è riuscito a spegnere la candela del proprio primo compleanno. Abe ha mollato prima. Molte critiche e da ogni fronte, dagli oppositori e dagli alleati. Non si può però contestare all'ex premier mancanza di convinzione nel tentare il possibile per salvare quanto abilmente condizionato negativamente per le sorti dell'esecutivo. Ripercorriamo un anno di dicharazioni, passi, tremori ed errori: una fotografia che può risonare come escalation di passi falsi.

Il commento: la fine di Abe, un disastro annunciato?



I segnali però c'erano tutti. Non solo i sondaggi in evidenza sulla perdita di popolarità del delfino di Koizumi alla guida del Paese dal settembre scorso, ma la prova più evidente della sfiducia popolare nel governo Abe è emersa in maniera incisiva durante la pesante sconfitta nelle ultime elezioni del 29 luglio scorso per il rinnovo della Camera Alta.

Ma Abe ha continuato a tener duro, ha messo a segno un rimpasto zoppicante, ignorando e lasciando dietro di sé episodi realmente spiacevoli che hanno segnato in una luce negativa l'operato dell'esecutivo: dalla scomoda affermazione del ministro Ministro della Sanità, Lavoro e Welfare Hakuo Yanagisawa, che definì le donne "macchine per fare figli", gettando nel polemico le poco presunte radici conservatrici di Abe, al suicidio dell'ex Ministro dell'Agricoltura Toshikatsu Matsuoka, lo scorso maggio, gesto che venne etichettato subito dall' "inerenza professionale" in seguito al ritrovamento di un vero e proprio testamento politico rilasciato dal suicida al primo ministro Abe, passando poi per le dimissioni dell'allora Ministro per la Riforma dell'Amministrazione, Genichiro Sata, travolto dallo scandalo di una società che avrebbe finanziato in nero la sua campagna durante le ultime elezioni, e poi come dimenticare lo scandalo caduto su un altro parlamentare, Masaaki Homma, capo della commissione governativa per le tasse, accusato dall'opinione popolare in seguito a molteplici appuntamenti con la sua amante in un appartamento governativo.

Ricordiamo poi alcuni gesti forti da parte dell'esecutivo di Abe, che non solo hanno lasciato perplessità fra le fila del pacifismo giapponese, ma si sono da subito contraddistinti per dubbia efficienza di mediazione su temi delicati come la creazione dell'esercito, il coinvolgimento al fianco dell'alleanza con gli USA o i rapporti con i vicini Paesi asiatici su questioni rimaste aperte in seguito al secondo conflitto mondiale: a tal proposito come tralasciare l'istituzione di un vero e proprio Ministero della Difesa, primo episodio di tal portata nella storia giapponese dal secondo dopoguerra ad oggi, alla guida di Fumio Kyuma, crollato subito nello scandalo per aver definito sotto termini di "necessità" l'intervento atomico americano, e screditandosi anche la vicinanza statunitense dopo alcune affermazioni critiche sulla gestione americana della "questione Iraq". Kyuma sostituito dalla rigorosissima Yuriko Koike, voluta appositamente da Abe come risposta giapponese alla Condi Rice americana, esperimento fallito e scordato nel rimpasto di poche settimane fa. E come dimenticare poi la serie scomoda di affermazioni dello stesso premier giapponese in merito "all'innocenza" dell'esercito nazionale nell'induzione forzata alla prostituzione delle prigioniere cinesi e coreani durante l'imperialismo nipponico in Asia.

Una serie continua di errori che hanno costato molto in termini di credibilità pubblica e di coesione politica. Abe , inoltre, pur affrontando un programma apprezzato dalla destra giapponese, quale l'avvio della creazione di un esercito nazionale, la programmatica modifica costituzionale, la riforma scolastica in un'ottica più nazionalista e rigorosa, non ha tardato a mostrare slanci riformisti rivolti ad un dialogo paritario con i partners asiatici, poco apprezzati alla linea più conservatrice dell'LPD; basti pensare all'infittirsi del dialogo sino giapponese, con le visite ufficiali di Wen Jiabao in Giappone o a al più recente incontro fra il ministro cinese della Difesa, Cao Gangchuan e la neo controparte giapponese Masahiko Komura. Viene meno così l'appoggio del leader conservatore e storico sostenitore della carriera politica di Shinzo Abe fin dall'epoca Koizumi ,l 'ex premier Yasuhiro Nakasone, che accusa Abe di pressappochismo politico e di nebulosità programmatica.

Paolo Cacciato
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1 commento:

Anonimo ha detto...

Adoro il Giappone, ma ora sentiamoci vicini al popolo della Birmania che con la loro protesta pacifica contro la tirannia di una dittatura che opprime ed affama il popolo sostenuta dai monaci buddhisti.
Per volere del dittatore la polizia ha già ucciso molti cittadini e monaci.
Firmiamo la petizione a favore della Birmania libera, ho postato i link sul mio blog.
Grazie, un saluto!