ASIAN STUDIES GROUP

giovedì 21 agosto 2008

Beijing's support to speed up State Owned Companies


Beijing has largely left the task of restructuring to state-owned enterprises to manage themselves, but the government will now begin driving the process, Wang Huisheng, president and chief executive of the largest state-owned industrial holding company, told the Financial Times on Wednesday.

 “One year has already gone by and we need to accelerate [the consolidation process],” said Mr Wang, who is head of the State Development and Investment Corp. “SDIC will be a major platform for this restructuring process by acquiring [state-owned enterprises] that add to our main business lines and selling others into the market.”

Mr Wang singled out the energy sector, in which SDIC is a big investor, saying he intended to consolidate upstream coal mining operations with transport links, port facilities and downstream power plants to create integrated energy producers that are less vulnerable to soaring coal prices.

While state ownership would decrease in some sectors, in others, such as energy and natural resources, the state would increase control, Mr Wang said.

For further info on this analysis please read the article of Financial Times

ITALIAN VERSION - ARTICLE FROM CORRIERE ASIA edited by Paolo Cacciato
Pechino: sosteniamo nuovamente le imprese statali. Appoggio tecnico e finanziario in attesa dei grandi investimenti stranieri

PECHINO: Pechino tornerà a ristrutturare le SOE, le società di conduzione statale già dalla seconda metà del 2008. Una scelta che sembrerebbe di contro tendenza con quanto portato avanti dalla politica del socialismo di mercato alla cinese, ma che in realtà in un'attenta analisi condotta dagli osservatori del Financial Times, dimostra quanto oggi più che mai Pechino sia interessata a primeggiare sul mercato degli investimenti privati e sia pronta a favorire la grande vendita degli assets non appena verranno implementati e resi competitivi.


L'obiettivo dichiarato precedentemente è quello di alleggerire il coinvolgimento statale portando il numero dei colossi controllati dallo Stato da 150 a 80 già entro il 2010. Un risultato che segnalerebbe chiaramente la riuscita di una spinta propulsiva proiettata verso la ristrutturazione economica in chiave d'apertura di un mercato rigidamente gestito dall'amministrazione pubblica in passato. 

Ma Pechino è altrettanto consapevole di come tale riuscita sia difficile da perseguire allentando totalmente la dimensione del controllo diretto, lasciando le piccole e medie imprese cinesi e gli investitori stranieri in uno stato di semi incapacità gestionale, soprattutto per settori delicati e che necessitano di ampie strutturazioni tecniche e finanziarie.

E' quanto ha nuovamente chiarito da Wang Huisheng il capo della SDIC, la State Developmant and Investment Corp., che diverrà la vera e propria base di partenza gestita dallo Stato per l'acquisizione di linee di business fondamentali per lo sviluppo dei diversi settori. "Acquisiti i punti di forza necessari a settori strategici dell'economia di un Paese in ascesa nel dialogo delle potenze internazionaliquale il nostro" spiega Wang "ci preoccuperemo di rivendere quanto accresciuto sul mercato delle acquisizioni private".

I settori chiave su cui la SDIC sembra non baderà a spese sono ovviamente quello energetico, dei trasporti, delle infrastrutture, miniere e agricoltura che verranno poi largamente offerti a controllo di investitori oltre oceano dopo la propulsione statale e l'allineamento ai rigori di competitività internazionali.

Ovviamente se in generale dal 2010 al 2015 la Cina potrebbe conoscere la spinta alla privatizzazione più intensa mai conosciuta fino ad oggi e agevolata in termini tecnici e finanziari direttamente dal governo, dall'altra Wang fa notare come sicuramente Pechino preserverà e reinvestirà ogni risorsa su un settore chiave che rimarrà nel controllo ad appannaggio del governo, quello energetico.

Ampie possibilità di controllo privato saranno offerte per i settori dei trasporti e delle infrastrutture, senza dimenticare una possibile riforma di legge che stabilisca l'attività di speculazione dal mercato immobiliare, vera e propria punta di diamante dell'economia cinese.

Paolo Cacciato

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