ASIAN STUDIES GROUP

martedì 25 marzo 2008

Guida Michelin 2008: Tokyo capitale del gusto


TOKYO: La guida Michelin 2008 ha assegnato a Tokyo la corona di capitale mondiale del gusto. I ristoranti della capitale hanno ricevuto 150 stelle, contro le 64 di Parigi, seconda classificata. La guida ha confermato il successo mondiale della cucina giapponese, riconosciuto da tempo.

Secondo un sondaggio commissionato dal governo nel 2007, il 71 per cento dei turisti visita il Giappone principalmente per la buona cucina. Tuttavia, insieme alla soddisfazione per un successo tanto atteso, in Giappone dilagano le discussioni sui criteri di valutazione degli assaggiatori stranieri. Innanzitutto la guida ha preso in esame Tokyo, invece di Kyoto, nota come la capitale culinaria del paese. Poi ha scartato o ignorato molti ristoranti considerati invece di altissimo livello in Giappone.

Questi risultati hanno spinto i giapponesi a riflettere sulle differenze culturali e alimentari che esistono rispetto all'occidente. Inoltre, hanno sollevato l'indignazione di alcuni cuochi, mentre quelli promossi sono stati rivalutati, registrando un aumento della clientela. Nonostante tutto, prevale l'idea che questa vittoria avrà delle conseguenze positive per la cucina giapponese, premiando "un popolo che ha sempre dimostrato un diffuso e unanime interesse per l'arte della cucina", conclude il critico Yokoyama.

Fonte Newsweek

giovedì 20 marzo 2008

Cina e Tibet: il via agli arresti. Pechino, inizieremo la procedura giudiziaria.


PECHINO: Giungono finalmente le prime informazioni sull'evoluzione della situazione nella blindatissima Lhasa. Secondo le fonti governative la città sarebbe ritornata sotto il pieno controllo politico e amministrativo. Sarebbero circa 170 i rivoltosi arresisi durante i numerosi raid di controllo e ora Pechino si appresta a iniziare la procedura giudiziaria. 24 gli arresti ufficiali ma nessun dettaglio in merito. Non si sa, per esempio, se gli arresti siano avvenuti, al contrario di quanto Pechino aveva garantito, fra le centinaia di persone arrese e consegnatesi alla polizia o se, invece, si trattino di veri e propri separatisti, "accaniti e violenti" come la stampa cinese ha più volte continuato a descriverli negli ultimi giorni.

Il governo centrale ha, difatti, imposto nelle ultime ore delle rigidissime restrizioni all'accesso delle informazioni da parte dei canali di stampa e media.
Le notizie che giungono riguardo alla sorte delle "circa due dozzine di arrestati" sono rintracciabili su un sito governativo della provincia del Tibet, dove è chiaramente citato il riferimento all'azione di polizia e il prossimo avvio di una procedura giudiziaria che, come annunciato, sarà assolutamente severa per garantire il rispetto e l'attenzione alle norme della legge vigente.

Impressioni dirette sul ritorno della presunta calma nel capoluogo del Tibet giungono dalla voce di un giornalista tedesco, Georg Blume, che pare aver riferito direttamente alla BBC della fine degli atti di rivolta e protesta. Secono il giornalista, però, vi sarebbe ancora percezione concreta della persistenza in ogni punto della città di polizia ed esercito cinese.
Sempre secondo Blume, molti degli arresi e dei partecipanti alla protesta hanno riferito di aver sentito il bisogno di aderire alle voci contro Pechino, subito dopo aver visto come i monaci erano stati trattati dalle autorità e dal persistere di un atteggiamento di discriminazione cinese nei confronti della comunità tibetana.

I media cinesi e l'agenzia stampa Xinhua sottolinea d'altra parte l'accanimento con cui i tibetani avrebbero dato sfogo alla loro rabbia, distruggendo attività commerciali, bruciando la bandiera cinese, "sventolando i colori del governo tibetano in esilio". La risposta mediatica del partito risponde alla protesta "pacifica e naturalmente sentita" come i tibetani vogliono indicarla, con le immagini di un video girato nel Gansu, che ritrae un gruppo di giovani tibetani intenti a fare a brandelli la bandiera cinese e a inveire contro Pechino.

E ora, in quella che sembra essere ormai la fine di quasi 10 giorni di rivolta, anche il conteggio delle vittime risente di un dialogo diretto e di un'informazione strumentalizzata: il Dalai Lama parla di un centinaio di caduti di cui 80 solo nella città di Lhasa, Pechino invece critica aspramente il bilancio fatto da chi, secondo il partito, dell'atmosfera di Lhasa non può aver alcuna percezione e ridimensiona il numero dei caduti a 16.

Paolo Cacciato
Corriere Asia Editor

mercoledì 19 marzo 2008

Crisi tibetana. Il premier cinese: nessun dialogo con chi strumentalizza la pace. Ultimatum scaduto


PECHINO: Durissime le parole del premier cinese Wen Jiabao scagliate contro il Dalai Lama e i monaci separatisti. Pechino riafferma l'intento di boicottaggio dei Giochi Olimpici, ma come prevedibile, non accetta alcuna forma di dialogo con il capo della comunità tibetana e sottolinea come solo un passo indietro sulla richiesta d'indipendenza potrà garantire il ritorno alla negoziazione in maniera pacifica.
Il primo ministro cinese è rigoroso e allineato con quanto affermato ieri del governatore del Tibet. Il Partito rimane compatto e rinnega qualsiasi accusa di "genocidio culturale" ed è lo stesso primo ministro cinese a incolpare i rivoltosi per i continui atti di vandalismo, ruberie e violenza.

Provocatoriamente dalle fila del partito si alza una critica aspra, mettendo in luce l'inconsistenza di una rivolta per nulla "pacifica", avvalorata da decine di incendi a danno delle strutture commerciali cinesi che, come Wen Jiabao ricorda, rappresentano il motore economico del Tibet e fonte di lavoro per la stessa popolazione locale.

"L'atteggiamento di accanimento e di devastazione" prosegue Wen "dimostra quanto il tono pacato e di dialogo pacifico iniziato dal Dalai Lama sia in realtà menzognero e fomentatore di atti vandalici, pericolosi nei confronti della stessa società civile, coinvolgendo anche i tibetani più pacifici e trascinandoli in una spirale di odio e di inconsapevolezza". La riflessione di Pechino prosegue "se davvero i tibetani cercassero il dialogo, non credete che il loro capo spirituale dovrebbe arrestare questa rivolta aggressiva che di fatto sta conducendo la società civile alla propria condanna?"

Il primo ministro cinese sottolinea come la Cina ha ormai concluso enormi operazioni di investimento economico e infrastrutturale sul Tibet, in quella "marcia ad Occidente" che avrebbe portato alla valorizzazione del west continentale.

Fra le tesi appoggiate dai sostenitori della linea cinese vi è il miglioramento delle condizioni di vita dei civili e il riscatto comunista della popolazione tibetana relegata ad uno stadio di dipendenza feudale dalla casta monacale. I cinesi rinnegano l'accusa di "genocidio culturale" sottolineando i tentativi di preservazione dello studio della lingua tibetana durante gli anni della scuola elementare e media.

Non a caso, secondo i quadri cinesi, la rivolta sarebbe partita e manipolata in un periodo strategicamente funzionale ad un'indipendenza di "valore" con il grande complesso ferroviario che collega il capoluogo del Tibet con Pechino già perfettamente funzionante, una realtà commerciale interna piuttosto sviluppata, un sistema turistico avviato e implementato che attira migliaia di cinesi e stranieri ogni anno... Riflessioni che ai sostenitori del Tibet Libero paiono vere e proprie provocazioni ma che attualmente corrispondono ad un quadro di riferimento concreto.

Il punto di scontro spesso confuso anche da diversi ambiti mediatici politicamente più o meno allineati, riguarda la questione della storica "annessione" del Tibet al territorio cinese. Il Dalai Lama fa riferimento al 1959 anno critico che comportò la fuga della guida spirituale dal territorio tibetano, ma sono i sinologi stessi a correggere il tiro e a confermare il rapporto di contatto, scambio e per certi aspetti dipendenza del Tibet dalla "cultura han" addirittura da secoli e secoli prima.

Al di là delle provocazioni, della strumentalizzazione mediatica o non, pressioni di lobby o meno, la realtà è che le truppe cinesi hanno preso controllo armato di tutte le maggiori strade, punti di accesso alla città e Lhasa è ormai divenuta un centro blindato.

Le Olimpiadi si faranno, è questa la linea comune appoggiata da Cina, Europa e comunità internazionale. Ma sono ormai numerose le voci che considerano come assolutamente inconciliabile il clima di rivolta e di disperazione che coinvolge diverse province cinesi con il messaggio di pace e condivisione che le Olimpiadi dovrebbero condurre attraverso il loro svolgersi...

Paolo Cacciato
Corriere Asia Editor

sabato 15 marzo 2008

Corso di Cinese a Milano: una nuova associazione propone la sua offerta didattica


Asian Studies Group, l'associazione e il network di professionisti: CHI SIAMO


Asian Studies Group nasce come gruppo di studio nel 2006 e nel 2007 diviene, per volontà dei suoi aderenti, Associazione di Promozione Sociale con sede operativa a Milano e un desk di consultazione a Bologna e a Roma. ASG gode inoltre di uno staff madrelingua organizzato per supporto in viaggi studio e accompagnamento sia da Tokyo che da Shanghai.

Gli aderenti al progetto sono giovani mediatori linguistici italiani, laureati e con esperienza di studio e lavoro maturata in Cina e Giappone, nonché professionisti madrelingua con provata esperienza d'insegnamento e mediazione in Italia. Queste figura rappresentano il cuore dell'associazione e valorizzano con il loro costante apporto l'attività aggregativa e di formazione professionale in ambito linguistico in cui l'Associazione intende sempre più specializzarsi.

La finalità del gruppo rimane perciò la formazione e la ricerca nell'ambito della mediazione linguistica e culturale con l'Asia Orientale, in particolar modo con Cina e Giappone. Scopo dell'associazione è quello di promuovere la "consapevolezza" di incontro e studio con le società asiatiche, di valorizzare inoltre l'apporto di specialisti aderenti al gruppo, in un network professionale che cooperì con l'associazione stessa per missioni d'alto profilo in cui risulti essenziale l'apporto di mediatori e ricercatori ad hoc.

Fra gli specialisti a cui ASG fornisce supporto linguistico e di formazione sull'Asia Orientale si contano, studi legali specializzati in diritto societario e tutela della proprietà industriale, giuristi esperti di diritto commerciale asiatico (cinese e giapponese), esperti in business strategy, agenzie di consulenza assicurativa e agenzie specializzate nel travelling in Asia.
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ASG e la sua attività: COSA STIAMO FACENDO
  1. L'associazione coordina con staff italiano e madrelingua un programma d'insegnamento della Lingua Giapponese presso il Liceo Scientifico Statale "G.Gandini" di Lodi -
  2. Quattro classi di studio classificate per livello di competenza linguistica per la lingua giapponese sulla città di Milano.
  3. L'Associazione sta inoltre tenendo, su commissione e per volontà degli organizzatori, una serie di conferenze di taglio socio-culturale sulla Cina e il Giappone presso il centro culturale "La Tavola del Cavaliere" a Sale (Alessandria) e valorizzando una serie di serate a tema.
  4. ASG cura inoltre una serie di corsi di formazione linguistica (cinese e giapponese) per conto di alcune aziende e aiuta nel training linguistico lo staff dell'Ufficio relazioni estere di alcune società operanti sul mercato giapponese.
  5. L'associazione ha inoltre firmato una partnership con un Centro di studio della lingua giapponese di Tokyo, denominato Kai School, con cui gestisce una serie di programmi di studio per i propri soci.
  6. ASG cura attraverso il supporto di agenzie specializzate un servizio di consulenza di viaggio/studio in Cina e Giappone, fornendo un supporto logistico concreto per i suoi soci attraverso la presenza di due coordinatori madrelingua su Shanghai e su Tokyo.
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IL PROSSIMO PROGETTO DIDATTICO: STUDIARE CINESE A MILANO

ASG, associazione di promozione sociale specializzata nel supporto alla mediazione linguistica con l'Asia orientale, dopo il successo dei corsi di lingua giapponese, propone la sua nuova offerta formativa riguardante la lingua cinese:
  • Corso Standard - livello principiante di lingua cinese: mandarino
  • Moduli trimestrali
  • Gruppi di max 6 studenti
  • Personale italiano laureato e docenti madrelingua
  • Orario serale per favorire i lavoratori
  • Possibilità di pianificare calendari di studio assolutamente personalizzati.
  • Attestato di frequenza e superamento modulo con indicazione del livello di grammatica acquisito nel corso stesso.
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Lo staff di supporto è formato sia da italiani che madrelingua cinesi operanti in piena sinergia: l'apprendimento della grammatica è offerto da professionisti italiani con spiegazioni chiare e precise. I laboratori fonetici e le esercitazioni linguistiche sia di conversazione che di scrittura sono invece condotte da docenti madrelingua!

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Doppio staff per colmare doppie e diversificate esigenze d'apprendimento.

La presenza di professionisti italiani laureati e con esperienza di studio e lavoro in Cina permette agli studenti di avere un punto di riferimento cosciente e funzionale all'apprendimento chiaro della grammatica senza privarsi del supporto dei docenti madrelingua per quanto concerne gli esercizi


Posti disponibili: 20
Inizio corsi: fine marzo
Luogo: zona centrale, presenza posto auto, metro verde a 2 minuti a piedi, vicinanza stazioni FS Lambrate / Centrale

Per maggiori informazioni non esitare a contattarci!
Corso proposto in offerta e contributo associativo assolutamente vantaggioso.


domenica 9 marzo 2008

Tutto quello che c'è da sapere prima di aprire una società in Giappone


ASIAN STUDIES GROUP, associazione multidisciplinare specializzata nella formazione professionale e mediazione con l'Asia Orientale propone l'introduzione ad una guida coredatta con lo Studio Legale DE SANZUANE di Bologna, inerente alle tipologie distintive di realizzazione societaria secondo la normativa vigente in Giappone.

COSTITUIRE UNA SOCIETA' IN GIAPPONE : Le società di capitali, Kabushiki Gaisha e Goudou Gaisha

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株式会社   合同会社

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Attualmente, il Codice Commerciale Giapponese prevede quattro tipo di società: la Goumei Kaisha (合名会社) [società in accomandita semplice], la Goushi Kaisha (合資会社) [società in nome collettivo] la Goudou Kaisha (合同会社) [società a responsabilità limitata]e la Kabushiki Kaisha (株式会社) [società per azioni].

Tutte queste società sono considerate persone giuridiche. Nella realtà, tuttavia, esiste anche un quinto modello societario che, pur essendo stato abolito, di fatto sopravvive alla riforma. Sino all’intervento del 2006, infatti, molte attività erano costituite sotto forma di Yuugen Kaisha (有限会社), un tipo di società a responsabilità limitata modellata sulla tedesca GmbH; tali imprese sono attualmente state rinominate Yuugen Kaisha “speciali” (特例有限会社 tokurei yugen Kaisha) e, per la maggior parte, sono già state convertite in Kabushiki Kaisha.

Da ciò, naturalmente, discende che il modello societario Yuugen Kaisha non può più essere utilizzato per la costituzione di una nuova società, ma continua, e continuerà, ad esistere sino all’esaurimento delle società che in passato hanno assunto tale organizzazione e che desiderano conservala.

L’intervento ha interessato, e non poteva essere altrimenti, anche la c.d. “limited partnerships for investment” (投資事業有限責任組合, tōshi jigyō yūgen sekinin kumiai), approvata nel 1999 nell’ottica di incentivare gli investimenti, anche stranieri, fornendo al sistema economico un modello avvicinabile all’associazione in partecipazione.

I primi due tipi di società richiamati in apertura, sono varianti del concetto anglosassone di “partnership” (組合 kumiai), che presenta alcuni caratteri di estraneità in relazione agli ordinamenti di civil law e che indica, con un buon grado di approssimazione, le società di persone.

Nel contesto della costituzione di tali società, i soci, che nel linguaggio giuridico originale sono letteralmente denominati “membri” (shain社員), operano preliminarmente su una base contrattuale, legandosi tra loro tramite contratto.

La legislazione giapponese prevede anche due forme di attività commerciale che potevano essere ricondotte alla “limited partnership” (associazione in partecipazione a responsabilità limitata):

La Mochibun gaisha, una forma societaria molto vicina alla società di capitali (Mochibun Gaisha 持分会社) che prevede il regime di responsabilità limitata per alcuni soci, e la Tokumei kumiai (匿名組合lett. “anonymous partnerships”), una forma di collaborazione nella quale i membri non operativi possono beneficiare del regime di responsabilità limitata sino a quando scelgono di rimanere anonimi.

Più recentemente, nel corso del 2005, è stata iontrodotta la Limited liability partnerships (限責任事業組合, yūgen sekinin jigyō kumiai). Tali società potevano essere costituite a qualsiasi scopo, sebbene quest’ultimo dovesse essere chiaramente e precisamente indicato e descritto nello statuto societario, in quanto il diritto giapponese non ammette scopi generici, è sottoposta ad un regime di responsabilità limitata perfetta, e permettono di evitare le c.d. doppia tassazione in capo ai propri soci.

Qualsiasi sia stata la forma societaria prescelta, anche l’ordinamento giapponese prevede una serie di incombenze alle quali è necessario adempiere per poter perfezionare la costituzione di una società.

In massima sintesi, gli operatori commerciali devono effettuare la propria registrazione presso l’Ufficio degli Affari Legali, (法務局Homukyoku) sottoposto alla competenza del Ministero della Giustizia, naturalmente indicando anche la denominazione commerciale che intendono utilizzare (商号 Shougo). La somma di tali registrazioni forma il pubblico registro conosciuto con il nome di Tokibo (登記簿).




Con particolare riferimento alla denominazione sociale, la più recente riforma ha ritenuto di incorporare le previsioni presenti negli articoli 16 e 17 del testo precedente in una unica norma. Si tratta dell’articolo 6 della nuova legge sulle società nel quale le precedenti disposizioni sono confluite, che abbandona qualsiasi riferimento ai semplici operatori commerciali (in precedenza era espressamente previsto che un operatore commerciale potesse usare il suo cognome o qualsiasi altro appellativo – art. 16 del precedente testo) e si preoccupa di specificare che la denominazione sociale deve contenere la specifica indicazione del tipo di forma societaria adottata e che deve essere evitato l’uso di qualsiasi carattere, leggi ideogrammi ma anche segni che derivano dalla traslitterazione di parole straniere rese con uno dei due sillabari usati nella lingua giapponese, l’Hiragana (平仮名) ed il Katakana (片仮名), che possano causare confusione, ingenerando l’erronea convinzione che si tratti di un’altra società o di un diverso tipo di società[1].



[1] In passato poteva essere richiesto che la Kabushiki Kaisha desse pubblica notizia della sua avvenuta costituzione o dell’emissione delle azioni. Molte società propendevano per la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, decisamente più conveniente dal punto di vista economico, ma nella maggioranza dei casi le comunicazioni venivano effettuate con la pubblicazione nei quotidiani nazionali più popolari. Proprio per la particolarità di tali disposizioni e per l'alto grado di conoscibilità che la comunicazione deve possedere, la pubblicazione in quotidiani locali, riviste o periodici di settore non soddisfa i requisiti richiesti, quindi è sempre meglio indirizzarsi, se richiesto, verso la pubblicazione su giornali di rilevanza nazionale per potersi avere un pubblico avviso (ad esempio i quotidiani “Mainichi” 毎日新聞 o “Asahi” 朝日新聞.


Per ulteriori informazioni sulla nostra attività di comunicazione e formazione sulla Cina e Giappone e prendere diretto contatto con lo staff di specialisti che costituiscono un network correlato alla nostra realtà aggregativa e di mediazione linguistica, non esitate a contattarci

Per ricevere gratuitamente ed in formato digitale una copia della guida qui proposta iscrivitetevi alla nostra mailing list o inviateci una mail di richiesta.

Dr.Paolo Cacciato
ASG COMMUNICATION STAFF

Avv. Francesco De Sanzuane
STUDIO LEGALE DE SANZUANE