ASIAN STUDIES GROUP

venerdì 22 febbraio 2008

US troop incidents in Japan: too many rape claims


The warning comes after two rape allegations in 10 days against US servicemen on the island of Okinawa.
Last week, a US marine living off base was arrested, accused of raping a 14-year-old girl.

Speaking during a parliamentary meeting, Mr Ishiba said promises to improve behaviour in the future were not enough.

"I don't think an alliance is possible unless the US shares the view that if incidents like this continue to happen, it could shake the foundation of the Japan-US alliance," Mr Ishiba said.

Okinawa, si sa, rappresenta nella storia del Giappone post bellico una realtà di frontiera, vissuta socialmente e politicamente dal quotidiano contatto con la presenza militare e istituzionale statunitense, spesso descritta in termini accomodanti, ma recentemente e il più delle volte comunemente avvertita come una relazione scomoda e a tratti pericolosa.

E negli ultimi giorni l'atmosfera che sembra circondare l'isoletta principale dell'arcipelago centrale delle Ryukyu giapponesi ricalca questo senso di avversione per gli interlocutori americani il cui dialogo diplomatico, ancora oggi, è contrassegnato dalla presenza di oltre 10 campi militari solo sull'isola principale e una comunità stanziale di oltre 45.000 abitanti.

L'ultimo episodio settimana scorsa siè concluso con l'arresto di un militare americano accusato di stupro nei confronti di una giovane ragazza giapponese appena 14 enne. L'americano ha ammesso di aver forzato la ragazza a baciarlo ma respinge qualsiasi tentativo di stupro.

A questo fa seguito un ennesimo episodio che vede protagonista stavolta una giovane donna filippina, che secondo le informazioni trapelate dalle indagini, sarebbe stata rapita e violentata da un altro militare americano in un hotel dell'isola.

Il clima istituzionale giapponese si infiamma e vengono riportati sulla scena critica tutta una serie di atti a sfavore della controparte americana, fra cui sono elencati centinaia di casi di micro criminalità e atti di vandalismo legati all'abuso alcolico.

La risposta giapponese arriva dal comunicato del ministro degli esteri, Masahiko Komura, che riafferma la necessità di intensificare le misure di sicurezza nei dintorni della basi militari. La collaborazione statunitense nella salvaguardia della sicurezza civile pare essere requisito indispensabile per la prosecuzione pacifica dell'intesa militare e del dialogo politico fra Tokyo e la Casa Bianca. L'intento governativo pare soprattutto quello di rafforzare le misure di controllo e di mediazione nella comunità civile americana, approsimativamente oltre i 10.000 abitanti, che vive al di fuori delle basi militari e che rappresenta la realtà più pericolosa nel rapporto con i civili giapponesi.

Intanto la protesta popolare impazza e accanto a denunce di criminalità si affianca il desiderio giapponese di veder diminuita la presenza militare statunitense, ormai radicata nel territorio da oltre 60 anni

Da Tokyo, Paolo Cacciato


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