ASIAN STUDIES GROUP

venerdì 29 febbraio 2008

Inquinamento in Cina: nasce il censimento delle aziende più inquinanti




Beijing: Companies across the country are currently being asked to provide information for the China Pollution Source Census, which will be published next year. But getting a clear picture could be difficult, as companies are being asked to supply their own pollution data. Officials are concerned that some firms will cover up the amount of pollutants they discharge.

PECHINO: Una scelta che certamente rimarca l'intenzione del Governo a valorizzare la propria posizione nel dialogo internazionale sull'equilibrio ambientale ed energetico ma che lascia perplessi sulla fattibilità della raccolta dati. Il China Pollution Source Census verrà pubblicato il prossimo anno e rappresenterà la raccolta ufficiale di dati in merito all'emissione di sostanze inquinanti da parte delle aziende e poli industriali sparsi nelle province cinesi. Le informazioni saranno raccolte per tipologia della sostanza emessa e per riferimento al quantitativo, con la chiara intenzione nel limitare il disinteresse alle sovra emissioni, controbilanciandolo con il riferimento diretto all'attività delle singole aziende. Un focus che potrebbe di fatto obbligare grandi gruppi industriali e produttivi all'adeguamento di misure internazionali e sensibilizzare in generale la lobby imprenditoriale cinese e straniera sul problema ambientale e vincolarle ad una sorta di "mea culpa" ufficiale che stimolerebbe alla risoluzione della problematica di emissione sregolata. Il rischio di incappare in dichiarazioni fasulle e in apparenti dimostrazioni di salvaguardia è all'ordine del giorno per il lavoro della commissione governativa incaricata nel portare a termine l'indagine. Il Governo ha messo in atto allora una sorta di macchina mediatica in grado di coinvolgere e stimolare la popolazione: è stata inaugurata una sorta di helpline a cui qualsiasi cittadino può far riferimento per denunciare condizioni di gravose emissioni inquinanti a rischio per la salute propria e dei propri famigliari. Lo smascheramento di fabbriche coinvolte in affari illeciti e rassicurate nella loro attività da atti di corruzione e di appoggio politico locale comporterà punizioni che, secondo Wang Yuqing, direttore della commissione di indagine e censimento dei dati inquinanti, saranno esemplari e potrebbero arrivare fino alla chiusura totale della struttura industriale incriminata. Se la macchina para-amministrativa della commissione diretta da Wang sembra voler operare con grande impatto mediatico e con chiare misure punitive, voci più accomodanti sembrano giungere direttamente dalle istituzioni politicamente più "ingessate", come per il caso dell' Ufficio per gli Affari Pubblici e Ambientali di Pechino, da cui si sono percepiti pareri più comprensivi nei confronti di aziende e regioni che sono state dichiarate apparentemente impreparate a fornire dati precisi e soprattutto corrispondenti a misure di stretta salvaguardia ambientale. Pechino ovviamente dà il via libera ad una misura che porterebbe la Cina a sedere come nuovo protagonista al tavolo degli aderenti ad una politica internazionale di dialogo e salvaguardia dell'ambiente.

domenica 24 febbraio 2008

In Japan is necessary to improve 24-hour suicide helpline


Japan's grim reputation as one of the world's suicide nations has been confirmed by statistics that show more than 30,000 people a year have taken their own lives since figures first began to rise in 1998. In 2006, there were 32,115 suicides - 25 per 100,000 people; nearly 100 people a day; one every 15 minutes. The most common hour of death is 5am for men and noon for women, after their families have left for work or school.

Japan has roughly half the population of the US, yet the same number of suicides. There were 5,554 suicides of people aged 15 and over in the UK in 2006; three quarters involved men.


Yukio Saito è il direttore dell'affermato centro giapponese che offre un servizio 24 h su 24 per sostenere il rischio di induzione al suicidio. Grazie all'apporto di questo helpline e la nuova linea di "sorveglianza" messa in atto dalla polizia giapponese, nel 2007 si sono evitati ben 72 tentativi di suicidio annunciati sul web e prevenuti dall'intervento di strutture competenti. Ma la situaziono non accenna a diminuire e quello che è stato definito da molti come il male del secolo in Giappone continua a segnalare un aumento costante delle proprie vittime: l'impennata nel tasso dei suicidi in Giappone è stato segnalato nel 1998 con ben 24,391 casi in un anno e da quel momento non ha cessato di aumentare raggiungendo con un incremento del 35% in pochi anni, il valore allarmante di 32.863 morti solo lo scorso anno. La media annuale non scende mai al di sotto delle 30.000 vittime.

Secondo i media che negli ultimi anni hanno intensificato la loro attenziona su questa realtà, le atmosfere di riferimento che faciliterebbero la propensione al gesto estremo sono due: i numerosi a continui atti di bullismo durante gli anni della scuola dell'obbligo, dove il rigido sistema scolastico difficilmente contiene il bisogno di prevaricazione nei confronti dei più fragili psicologicamente.

Ma la rivoluzione vera e propria è rappresentata dai suicide party on line, iniziati nel 2003 e perseguiti con insistenza. Gruppi di 3, 4 a volte anche 10 persone dopo aver annunciato il gesto su forum o chat si danno appuntamento on line e compiono nello stesso tempo il gesto estremo, molti filmandosi. Fra i motivi scatenanti di questo gesto sembrano esserci l'oppressione sociale, il conformismo dettato da regole che impongono di essere come la struttura sociale vuole che ognuno sia, la mancanza di stimoli e di opportunità per la crescita professionale e umana.

La media rimane sconcertante: 100 suicidi al giorno, uno ogni quarto d'ora. La posizione del governo sembra voler intensificare il supporto di centri come quello diretto dal prof. Yukio Saito, che ogni anno riceve circa 720.000 telefonate di aiuto.

Da Tokyo, Paolo Cacciato

venerdì 22 febbraio 2008

US troop incidents in Japan: too many rape claims


The warning comes after two rape allegations in 10 days against US servicemen on the island of Okinawa.
Last week, a US marine living off base was arrested, accused of raping a 14-year-old girl.

Speaking during a parliamentary meeting, Mr Ishiba said promises to improve behaviour in the future were not enough.

"I don't think an alliance is possible unless the US shares the view that if incidents like this continue to happen, it could shake the foundation of the Japan-US alliance," Mr Ishiba said.

Okinawa, si sa, rappresenta nella storia del Giappone post bellico una realtà di frontiera, vissuta socialmente e politicamente dal quotidiano contatto con la presenza militare e istituzionale statunitense, spesso descritta in termini accomodanti, ma recentemente e il più delle volte comunemente avvertita come una relazione scomoda e a tratti pericolosa.

E negli ultimi giorni l'atmosfera che sembra circondare l'isoletta principale dell'arcipelago centrale delle Ryukyu giapponesi ricalca questo senso di avversione per gli interlocutori americani il cui dialogo diplomatico, ancora oggi, è contrassegnato dalla presenza di oltre 10 campi militari solo sull'isola principale e una comunità stanziale di oltre 45.000 abitanti.

L'ultimo episodio settimana scorsa siè concluso con l'arresto di un militare americano accusato di stupro nei confronti di una giovane ragazza giapponese appena 14 enne. L'americano ha ammesso di aver forzato la ragazza a baciarlo ma respinge qualsiasi tentativo di stupro.

A questo fa seguito un ennesimo episodio che vede protagonista stavolta una giovane donna filippina, che secondo le informazioni trapelate dalle indagini, sarebbe stata rapita e violentata da un altro militare americano in un hotel dell'isola.

Il clima istituzionale giapponese si infiamma e vengono riportati sulla scena critica tutta una serie di atti a sfavore della controparte americana, fra cui sono elencati centinaia di casi di micro criminalità e atti di vandalismo legati all'abuso alcolico.

La risposta giapponese arriva dal comunicato del ministro degli esteri, Masahiko Komura, che riafferma la necessità di intensificare le misure di sicurezza nei dintorni della basi militari. La collaborazione statunitense nella salvaguardia della sicurezza civile pare essere requisito indispensabile per la prosecuzione pacifica dell'intesa militare e del dialogo politico fra Tokyo e la Casa Bianca. L'intento governativo pare soprattutto quello di rafforzare le misure di controllo e di mediazione nella comunità civile americana, approsimativamente oltre i 10.000 abitanti, che vive al di fuori delle basi militari e che rappresenta la realtà più pericolosa nel rapporto con i civili giapponesi.

Intanto la protesta popolare impazza e accanto a denunce di criminalità si affianca il desiderio giapponese di veder diminuita la presenza militare statunitense, ormai radicata nel territorio da oltre 60 anni

Da Tokyo, Paolo Cacciato


Fare shopping nel week end? A Shanghai come in Italia impazza la febbre da Department Store


SHANGHAI: La piacevolezza del fare shopping è sicuramente un elemento distintivo del popolo italiano. Non che sia solo nostro, per carità, ma la piacevolezza della passeggiata, dell'aperitivo, accompagnato da qualche acquisto è sicuramente vissuto in un'atmosfera più curata e perché no a tratti "sacrale" dal nostro Bel Paese.

Ma qualcosa è sicuramente cambiato: il week end non è più difatti solo momento di riposo e da passeggiata; la tendenza nostrana degli ultimi anni riflette, infatti, una neonata passione per la febbre da "shopping center": immense isole commerciali in cui ritrovarsi con famigliari, amici e innamorati per fare acquisti, intrattenersi nelle varie locations multi differenziate fra bar, pubs, pasticcerie, sale da the, paninoteche. Ambienti per ogni gusto destinati a soddisfare le esigenze di comfort della clientela più variegata, allineati fra i negozi di abbigliamento e di casalinghi, a volte scomodamente assiepati fra boutiques di grandi brand italiani e internazionali, e quasi sempre sorvegliati dell'immenso ipermercato perennemente presente, dove si sa, la massaia più attenta finisce prima o poi per incappare in qualche compera gastronomica.

Il week end è diventato il momento del relax targato shopping e le vie dei centro cittadino, malinconicamente abbandonate nella loro atmosfera più rarefatta e composta, si ritrovano svuotate e vinte da competitors commerciali di dimensioni colossali, che incorporano cinema multisala e si trascinano in verticalismi di oltre sette o otto piani di negozi e attrattività...

L'italiano espatriato in Cina conosce bene questa dinamica sociale dello svago da fine settimana e nelle grandi città cinesi non può che realizzare al meglio la propria attitudine all'acquisto. A Shanghai come a Pechino impazza la sfida alla realizzazione di department storse dal concept rinnovato e sempre più attraente. Il target ormai si sa è dato dalla Cina borghese e dagli espatriati che rappresentano una fetta di mercato non indifferente.

A pochi giorni dall'inaugurazione del nuovo anno cinese, i centri commerciali poi avviano la loro offerta promozionale con una stagione di saldo che offre sconti dal 30% al 50%.

Il paradiso dello shopping a Shanghai porta il nome di Xujiahui: un'area a sudovest della città di oltre 1 km quadrato in cui si assiepano decine di centri commerciali e shopping plaza. Tanto per fare qualche nome, potrete perdere interi pomeriggi fra centri come Oriental Trade Mansion, Pacific Department Store, Huijin Department Store, Sixth Department Store, Zhongxing Department Store, Huilian Trade Mansion, Bailaohui, Xinluda Department Store.

Ovviamente, in prima linea non poteva mancare la catena dei Pacific Department Stores: vere e proprie oasi di dimensioni spesso oceaniche aperte sempre, dalle 10 del mattino alle 22.30 di sera e situate strategicamente nei luoghi più sinergici delle megalopoli cinesi.

Il Pacific di Shanghai è situato nel cuore di Hengshan Lu ed è famoso a Shanghai e riflette il gusto cinese per l'acquisto, anzi direi più l'atteggiamento shanghainese al consumismo: otto piani di negozi, qualsiasi tipologia di merce e prezzi sicuramente non alla portata di tutti. Perennemente affollato e, a mio parere, sicuramente distante dall'atmosfera nostrana dello shopping piacevole. Ciò che colpisce nel Pacific è la velocità degli acquisti e il riflusso continuo di clienti.

Velocità d'acquisto non significa rapidità nei pagamenti. Alle casse mi capita spesso di sostare almeno cinquanta minuti, come minimo. La rapidità è invece tutta rivolta all'attenzione che i cinesi rivolgono a soddisfare la propria fame da shopping e da contrattazione: centinaia di dipendenti continuamente coinvolti in attività di compravendita e di discussione sul prezzo di qualsiasi merce con la clientela. Si contratta sempre, rapidamente e su tutto. La Cina che corre non ha tempo, soprattutto quando si tratta di fare acquisti.

A Pechino troviamo un "Pacific" in Gongti Beilu, e questo shopping plaza è realmente divenuto negli ultimi anni meta di ritrovo piacevole per i pechinesi. In estate centro commerciale è sinonimo di aria condizionata e di inverno di calore e pulizia. Elementi che forse noi occidentali non vediamo ma che in una Cina dai grandi gap e dal veloce cambiamento sociale giocano ancora oggi un'appetibilità molto particolare.

Ritornando all'atmosfera modaiola shanghainese, l'expat occidentale potrebbe trovare più piacevole la frequentazione finesettimanale in centri commerciali più "raffinati", dove accanto alle ormai notorie e onnipresenti boutiques di Gucci, Prada, Armani, Canali, Ferragamo e via di seguito, ci si può intrattenere con la shanghai internazionale sorseggiando del buon vino, ascoltando un concerto di archi, o passeggiando fra l'allestimento di mostre e rassegne d'arte. A questo genere di esperienze sta ormai abituando l'organizzazione di Maison Mode, fondata nel 1994 e ramificata in shopping locations di eccezione fra Shanghai, Chengdu, Chongqing, Pechino e Xian.

La Maison Mode di Shanghai situata nel pregevole progetto architettonico della Times Square shanghainese in Huaihai Zhong Road si presenta con immensi schermi al plasma affacciati sulla piazza e una proiezione non stop di sfilate e di lifestyle events che non sembrano colpire particolarmente i cinesi, quanto forse far soffermare, anche solo per un istante uno straniero italiano, rapito nel vedere proiettata sullo sfondo di una Shanghai illuminata le immagini di una collezione uomo tenutasi a Milano... Lontano dalla febbre d'acquisto cinese, a volte quasi impazzita, anche gli expat possono ritrovare un po' di Italia nelle maison della moda cinesi.

Paolo Cacciato
Shanghai
www.corriereasia.com

sabato 9 febbraio 2008

Laboratorio di Cinematografia: Viaggio nel Cinema Asiatico

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http://asianstudiesgroup.myblog.it

asian.studies@email.it

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organizza a MILANO

laboratorio di cinematografia

VIAGGIO NEL CINEMA ASIATICO

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tematiche e cinematografie orientali a confronto

1° appuntamento: Giovedì 28 Febbraio 2008

Il Cinema dei Sentimenti

A confronto Ang Lee e Wong Kar-Wai

Tematiche, tecniche e contaminazioni occidentali

2° appuntamento: Giovedì 6 Marzo 2008

Il Cinema Gangster

Confronto tra

il Cinema Gangster di Hong Kong di Andrew Lau e Alan Mak

il Cinema Gangster giapponese di Takeshi Kitano

e quello coreano

3° appuntamento: Giovedì 13 Marzo 2008

Il Cinema Epico

Autori e cinematografie a confronto

Il Cinema di Zhang Yimou

4° appuntamento: Lunedì 17 Marzo 2008

Il Cinema Horror

Motivi ricorrenti nel Cinema Horror Orientale e influenze sui suoi remake

L'incubo e il surreale nelle cinematografie asiatiche

da Nakata a Tsukamoto

5° appuntamento: Giovedì 20 Marzo 2008

Influenze letterarie sul Cinema di Kurosawa

La presenza di William Shakespeare nel Cinema Asiatico
La ripercussione di Kurosawa sul Cinema Western

Tiene il corso GABRIELLA AGUZZI, critica cinematografica specializzata in filmografia asiatica –

Caporedattrice del magazine di settore “Quarto Potere”

Responsabile della rubrica cinematografica di “Corriere Asia”.

LABORATORIO CON ACCESSO LIMITATO E AD INVITO, PER PRENOTAZIONI E INFO asian.studies@email.it +39 3289444264 / +39 320 7131898