PECHINO: Una scelta che certamente rimarca l'intenzione del Governo a valorizzare la propria posizione nel dialogo internazionale sull'equilibrio ambientale ed energetico ma che lascia perplessi sulla fattibilità della raccolta dati. Il China Pollution Source Census verrà pubblicato il prossimo anno e rappresenterà la raccolta ufficiale di dati in merito all'emissione di sostanze inquinanti da parte delle aziende e poli industriali sparsi nelle province cinesi. Le informazioni saranno raccolte per tipologia della sostanza emessa e per riferimento al quantitativo, con la chiara intenzione nel limitare il disinteresse alle sovra emissioni, controbilanciandolo con il riferimento diretto all'attività delle singole aziende. Un focus che potrebbe di fatto obbligare grandi gruppi industriali e produttivi all'adeguamento di misure internazionali e sensibilizzare in generale la lobby imprenditoriale cinese e straniera sul problema ambientale e vincolarle ad una sorta di "mea culpa" ufficiale che stimolerebbe alla risoluzione della problematica di emissione sregolata. Il rischio di incappare in dichiarazioni fasulle e in apparenti dimostrazioni di salvaguardia è all'ordine del giorno per il lavoro della commissione governativa incaricata nel portare a termine l'indagine. Il Governo ha messo in atto allora una sorta di macchina mediatica in grado di coinvolgere e stimolare la popolazione: è stata inaugurata una sorta di helpline a cui qualsiasi cittadino può far riferimento per denunciare condizioni di gravose emissioni inquinanti a rischio per la salute propria e dei propri famigliari. Lo smascheramento di fabbriche coinvolte in affari illeciti e rassicurate nella loro attività da atti di corruzione e di appoggio politico locale comporterà punizioni che, secondo Wang Yuqing, direttore della commissione di indagine e censimento dei dati inquinanti, saranno esemplari e potrebbero arrivare fino alla chiusura totale della struttura industriale incriminata. Se la macchina para-amministrativa della commissione diretta da Wang sembra voler operare con grande impatto mediatico e con chiare misure punitive, voci più accomodanti sembrano giungere direttamente dalle istituzioni politicamente più "ingessate", come per il caso dell' Ufficio per gli Affari Pubblici e Ambientali di Pechino, da cui si sono percepiti pareri più comprensivi nei confronti di aziende e regioni che sono state dichiarate apparentemente impreparate a fornire dati precisi e soprattutto corrispondenti a misure di stretta salvaguardia ambientale. Pechino ovviamente dà il via libera ad una misura che porterebbe la Cina a sedere come nuovo protagonista al tavolo degli aderenti ad una politica internazionale di dialogo e salvaguardia dell'ambiente.
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Paolo Cacciato
Corriere Asia